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Il blog di Mauro Boscarol sulla gestione digitale del colore dal 1998

PDF Print Engine

Gran parte dei RIP e dei prepress workflow system usati attualmente consentono un flusso di lavoro di prestampa “all’antica”, cioè con il PDF che deve essere reinterpretato:

  • creare il PostScript (cioè il file .ps);
  • trasmetterlo al RIP che lo interpreta e genera la display list;
  • successivamente lo stesso RIP lo rasterizza e poi lo retina;
  • infine viene stampata la pagina.

Sono circa vent’anni che si utilizza questo flusso di prestampa, e lentamente, con il passare degli anni, sono venuti a galla i suoi limiti. Detto in poche parole, il PostScript è diventato un collo di bottiglia: (a) non supporta le trasparenze (dunque costringe a rasterizzarle in precedenza), (b) non supporta i profili ICC (e dunque costringe a convertire al CMYK della macchina da stampa prima di arrivare al RIP), (c) costringe a fare operazioni che dipendono dalla periferica di stampa prima ancora di arrivarci a questa periferica, (d) deve essere generato mediante un driver di stampa.

Insomma PostScript è diventato lentamente negli anni un ostacolo nel flusso di prestampa, nel senso che obbliga a fare prima delle conversioni che sarebbe meglio fare successivamente. Ed è noto che prima avvengono le conversioni nel flusso di lavoro, più probabile che l’output possa essere compromesso, in quanto il contenuto non può essere finalizzato alla macchina da stampa, che in quel momento può non essere nota. Per esempio, quando un file è stato modificato per una specifica condizione (per esempio è stato convertito per uno specifico CMYK) non può più essere fatto uscire su un altro output in maniera affidabile.

È vero che i RIP si sono aggiornati e oggi alcuni di essi consentono di bypassare il PostScript, accettando nativamente un PDF, che dunque riesce a mantenere trasparenze e profili, ma queste configurazioni oggi non sono molto comuni (per esempio il RIP Harlequin accetta PDF in modo nativo, con profili ICC e trasparenze) e comunque la parte creativa è ancora intrecciata con la parte produttiva.

Il flusso di prestampa PDF Print Engine

Siamo negli anni 2000 e Adobe ha da tempo preso atto delle difficoltà e delle complicazioni dei flussi di prestampa che si basano sui RIP diciamo così “tradizionali” e ha preparato (in aprile 2006) un “motore di stampa” di nuovo concetto, chiamato PDF Print Engine.

PDF Print Engine è basato su due concetti:

(a) la prima idea è quella di non utilizzare PostScript ma solo PDF; il “motore” accetta nativamente PDF che possono essere prodotti per esportazione o salvataggio da Illustrator, InDesign, Photoshop, XPress e molte altre applicazioni. Senza passare dal PostScript e dal Distiller, naturalmente, altrimenti tutto viene vanificato. In questo modo il contenuto del PDF (profili ICC, trasparenze, colori spot, font) viene mantenuto in modo nativo e viene processato direttamente dal RIP, senza che siano necessarie conversioni intermedie. PDF Print Engine funzionerà proprio così: sparirà l’interprete PostScript e il “motore” accetterà solo PDF da rasterizzare e retinare.

(b) la seconda idea è quella di separare le informazioni di contenuto da quello di processo; per esempio la grafica creativa e il testo vengono separati dalle informazioni che riguardano le lastre, la carta, il rifilo, il trapping, il montaggio (imposition). Le informazioni di contenuto (grafica, testo, impaginazione, varie lingue su vari livelli) sono contenute in un PDF, le informazioni di processo sono contenute in un JDF.

Nel PDF Print Engine, PostScript non gioca più alcun ruolo. L’utente trasmette a PDF Print Engine un PDF con un JDF associato. Print Engine supporta tutte le caratteristiche del PDF, cioè tutte le versioni di PDF (da 1.0 a 1.7), tutti gli spazi colore (tutti i profili ICC e tutti i profili PostScript, colorimetrici e speciali). Tutte le operazioni sul PDF sono svolte in-RIP: la conversione di colore, il trapping, la resa della trasparenza, l’imposizione (cioè il montaggio delle pagine). Il JDF che accompagna il PDF, consente a quest’ultimo di rimanere device-independent, il che permette di fare interventi sul contenuto fino all’ultimo momento e di riseparare il lavoro per output su un processo differente.

Il JDF associato (che si può generare con Acrobat 8 con Advanced > Print Production > JDF Job Definitions, vedi figura 4) contiene le informazioni sul processo: tiratura di stampa, tipo di carta, confezione, rifilo, trapping, imposizione, lastre e così via. Ad ogni PDF possono essere associati più JDF: per esempio uno per stampa su carta patinata, un secondo per stampa su carta naturale, e un terzo per pubblicazione del PDF su web.

Dunque PDF Print Engine è tutto questo. È una tecnologia di stampa (un software che sta su un server Windows XP o Mac OS X) che si contrappone (o si affianca, come dice Adobe) a PostScript.

In questa intervista ad un utente tratta dal blog di Tim Cole (uno degli evangelist di Adobe InDesign) sono elencate le caratteristiche e le potenzialità di un PDF Print Engine come implementato su Prinergy 4.

Accettazione di PDF Print Engine

Adobe fornisce PDF Print Engine, attualmente alla versione 2 (APPE2), ai costruttori di workflow prepress system industriali, che lo hanno già integrato nei loro prodotti o stanno per farlo (o spero che stiano per farlo), tra questi:

  • Agfa Graphics (ApogeeX)
  • Creo
  • Dainippon
  • Dalim
  • Efi
  • Fujifilm (XMF, Celebrant)
  • GMG
  • Heidelberg (Metadimension, Prinergy)
  • Kodak Nexpress
  • Ocè
  • Onix PosterShop
  • Roland VersaWork 3
  • Screen TrueFlow SE 6
  • Xantè (Symphony Flexo, OpenRip Flexo)
  • Xerox FreeFlow
  • Xitron Xenith Sierra

Questi costruttori possono incorporare PDF Print Engine nei loro sistemi di prestampa affiancandolo al precedente “motore” basato su PostScript.

Per esempio Global Graphics, che produce i RIP Harlequin e Jaws, affianca il nuovo PDF Print Engine al tradizionale RIP PostScript, che continuerà ad esser prodotto. Anche se il flusso PDF è superiore al flusso PostScript, ci sono molti clienti che continuano a usare PostScript per una serie di ragioni, e loro non hanno intenzione di abbandonare i loro clienti. D’altra parte Harlequin e Jaws possono già trattare nativamente i PDF dalla versione 1.4 (trasparenze, profili). Ci saranno naturalmente differenze funzionali tra il RIP Harlequin e Adobe PDF Print Engine, ma personalmente non ho avuto modo di verificarle.

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Mauro Boscarol

8/10/2008 alle 10:55