Nella serie Storia della sensazione del colore
Colore nel Rinascimento
Per quanto riguarda le scienze naturali, il Rinascimento è il periodo di transizione che va dalla fine del Medio Evo fino al Seicento, quando nasce la scienza moderna. È il periodo in cui la cultura scientifica europea inizia ad affievolire i collegamenti con la chiesa e con lo scolasticismo aristotelico.
Un motivo di questo cambiamento fu l’invenzione della stampa, che rese possibile la rapida diffusione delle nuove idee. I caratteri mobili pare siano stati inventati da Gutenberg (circa 1400-1468) a Mainz (Magonza, in Germania) attorno al 1455 quando venne conclusa la stampa in 180 esemplari della famosa Bibbia a 42 linee. La nuova tecnologia si diffuse velocemente dapprima lungo il corso del Reno e successivamente in Italia (a Subiaco vicino a Roma nel 1465, Conrad di Schweinheim), poi in Francia (Parigi, Sorbona 1470, Guillame Fichet) e in Spagna (Segovia 1472). Nei primi 50 anni vennero stampate più di 6000 opere.
In Italia spicca Aldo Manuzio (1449-1515), oltre che stampatore, umanista, filologo, ammiratore di Poliziano (1454-1494), amico di Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494) e di Erasmo da Rotterdam (circa 1466-1536). Nel 1490 si installa a Venezia dove apre una tipografia e sviluppa il suo progetto editoriale: preservare il patrimonio della letteratura greca e latina. Le edizioni aldine saranno maneggevoli, tascabili, facili da leggere, e diventeranno famose in tutta Europa.
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Una seconda ragione di questo cambiamento fu la caduta dell’Impero Romano d’Oriente. Nel 1453 l’impero era ridotto alla sola capitale Costantinopoli e ad alcune parti del Peloponneso (qui sotto).
Dopo che la capitale venne assediata e conquistata dai turchi ottomani, l’impero cessò di esistere. Gli intellettuali bizantini si dispersero. Molti giunsero in Italia portando con se le opere dei filosofi greci e vennero arruolati come insegnanti di greco e di filosofia a Firenze, Ferrara Napoli e Milano. Il cardinale Basilio Bessarione (circa 1408 -1472) portò con sé da Costantinopoli la sua fornita libreria e con il lascito della sua collezione venne istituita a Venezia la Biblioteca Marciana nel 1468.
Le teorie presocratiche ricevettero nuova attenzione. Pitagora ispirò un approccio numerico, quantitativo alla natura. L’alchimia basata sull’antica cultura greca ed egiziana ricevette nuova attenzione.
Le opere di Platone in particolare, che nel Medioevo erano praticamente sconosciute, affascinarono il mondo culturale toscano. Nel 1462 Cosimo de’ Medici (1389-1464, primo uomo di Stato della famiglia Medici) incaricò Marsilio Ficino (1433-1499) di fondare l’Accademia Neoplatonica, che doveva rappresentare simbolicamente la continuazione della antica Accademia di Atene. Firenze divenne così la capitale del platonismo. Venne tradotta in latino l’opera di Platone e anche le opere dei neoplatonisti ellenistici. Platone era considerato anche il capostipite del pensiero filosofico di alcuni padri fondatori cristiani tra cui Agostino e Boezio. Venne ripristinata la metafisica della luce, che era l’immagine di Dio, il principio immateriale che dava colore ai quattro elementi della materia.
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Infine un ultimo motivo del cambiamento rinascimentale fu la comparsa in campo culturale di personaggi non ecclesiastici e non accademici, di grande talento e liberi dalle tradizioni medievali, come Leonardo da Vinci, Bernardino Telesio, Poggio Bracciolini.
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La premessa culturale del neoplatonismo fiorentino era stato l’umanesimo, il movimento culturale iniziato a cavallo tra il Trecento e il Quattrocento in Italia, in particolare a Firenze, e diffusosi nell’Europa contemporanea, che aveva come caratteristica principale la “riscoperta dell’uomo” attraverso la ricerca e la letteratura dei classici latini e greci.
Sulla via indicata dal Petrarca (1304-1374), una serie di studiosi indicarono i classici come maestri di vita, modelli da studiare, seguire e da superare. Prendeva vita lo studio del latino, del greco, dell’ebraico. Il cancelliere di Firenze Coluccio Salutati (1331-1406) aveva chiamato da Bisanzio Manuele Crisolora (1350-1415), per affidargli la nuova cattedra di greco. Giungevano così nella città, oltre a insigni letterati, anche manoscritti dall’Oriente. A Roma, papa Niccolò V (1397-1455), dotto umanista, incaricò i suoi agenti di recuperare opere classiche ovunque.
Coluccio Salutati, Poggio Bracciolini (1380-1459), fra gli altri, adoperavano il “corsivo umanistico” che sostituiva la faticosa grafia “gotica”.
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Se il Rinascimento tende a superare la filosofia scolastica, Aristotele continua ad essere insegnato nelle università e nei collegi cattolici. Fino al Seicento l’ottica medioevale, molto simile a quella antica e affermatasi anche per il prestigio di cui godevano i grandi saggi del periodo greco-romano ed arabo, rimane in pieno vigore e viene insegnata in tutte le scuole.
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-prima generazione
Leon Battista Alberti (1404-1472) progressista
Marsilio Ficino (1433-1499) platonico
Leonardo da Vinci (1452-1519) progressista
-seconda generazione
Paracelso (1493-1541) svizzero anti aristotelico
Francesco Maurolico (1494-1575) aristotelico
Bernardino Telesio (1508-1588) progressista
-terza generazione
Giambattista Della Porta (1535-1615) aristotelico
-quarta generazione
Sigfridus Aronus Forsius (1560-1624) tra il classico e il moderno
Galileo Galilei (1564-1642) progressista
Aguilon (1567-1617) aristotelico
Johannes Keplero (1571-1630)
-quinta generazione
Pierre Gassendi (1592-1655) Filofoso francese, noto per aver cristianizzato l’atomismo epicureo.
Francesco Maurolico
Nasce a Messina (allora della Corona d’Aragona, ma governata da amministratori locali) nel 1494 da una famiglia di origina greca, trasferitasi in Sicilia dopo la caduta di Costantinopoli. Diventa monaco benedettino nel 1550. Assume poi diversi incarichi, tra cui quello di capo della Zecca. Nel 1562 pubblica in un volume la storia della Sicilia. Nel 1569 diventa professore di matematica all’Università di Messina. Muore nel 1575. Le sue opere più importanti vengono pubblicate postume.
In Photismi de lumine et umbra pubblicato a Napoli nel 1611 riassume ed estende la scienza della perspectiva. È stato il primo a descrivere la teoria geometrica della camera obscura i cui principi non applica però all’occhio umano. Studia l’ottica geometrica delle lenti concave e convesse e conclude che Alhazen, Bacon e Peckham avessero torto nel pensare che solo i raggi perpendicolari alla retina contribuiscono alla visione. Ritiene tuttavia che la sede della visione stia nel cristallino, che dunque non è solo un organo di rifrazione ma anche di percezione.
Keplero porterà per certi aspetti avanti alcune idee di Maurolico nel suo Ad Vitellionem Paralipomena, dove però non viene mai citato.
Giovanni Battista Della Porta
Nasce nel 1535 a Vico Equense vicino a Napoli (allora della Corona Spagnola che aveva istituito un vicereame) da una famiglia nobile ed erudita. Nel 1558 pubblica Magiae Naturalis, quindi traduce il primo libro dell’Almagesto di Tolomeo in latino, e quindi pubblica De refractione opices parte libri nove nel 1593. Muore nel 1615.
Per quanto riguarda l’anatomia dell’occhio segue Andrea Vesalio, spostando però verso la parte anteriore dell’occhio il cristallino dove ritiene che stia la sede della visione. Probabilmente ritiene che siano solo i raggi perpendicolari alla cornea a contribuire alla visione e che questi raggi proiettino l’immagine sullo schermo del cristallino. È citato più volte nel testo di ottica che Keplero pubblica nel 1604, Ad Vitellionem Paralipomena.
Friedrich Risner
Studioso della perspectiva, nato a Hesse, il suo principale contributo è stata la pubblicazione nel 1572 dell’opera di Alhazen con quelle di Witelo che ne è un commento. È da questa edizione che la grande maggioranza degli studiosi rinascimentali vengono a conoscenza dell’ottica di Alhazen e Witelo. Keplero stesso cita l’opera nel titolo del suo Ad Vitellionem Paralipomena.
Aguilon
Nel 1613 il gesuita belga François d’Aguilon (1567-1617, latinizzato Aguilonius) pubblica il libro Opticorum libri sex in cui discute tra l’altro della funzione dell’occhio, delle illusioni ottiche, dei pigmenti dei pittori. Il libro è illustrato dal pittore fiammingo Peter Paul Rubens (1577-1640) e stampato ad Anversa nella tipografia dell’altrettanto illustre stampatore Christophe Plantin (1520-1589) con la quale Rubens collaborava (il fondatore era morto nel 1589, ma la sua famiglia era ancora impegnata nella conduzione delle tipografia).
Secondo d’Aguilon i colori “semplici” o primari sono bianco [albus] e nero [niger] e da questi, in modo misterioso, si formano il rosso [rubeus], il giallo [flavus] e l’azzurro [cæruleus], mescolando i quali si formano tutti gli altri colori. Goethe descrive così lo schema di Aguilon
Egli pone il bianco e il nero alle estremità, e nel mezzo dispone giallo, rosso e azzurro, e così ha cinque colori su una stessa linea, creando uno schema davvero bello, in cui il giallo è vicino al bianco, l’azzurro al nero e il rosso si trova invece al centro, nel mentre che tutti i colori sono collegati tra loro mediante semicerchi, con cui vengono accennati i colori intermedi.
–La storia dei colori di Johann W. Goethe
D’Aguilon classifica i colori secondo i modi di manifestazione in colori veri, apparenti e intenzionali. I colori “veri” sono quelli dei corpi. I colori “apparenti” sono per esempio quelli dell’arcobaleno. È chiaro che d’Aguilon segue la tradizione aristotelica e conosce anche i suggerimenti di Platone che non manca di criticare. Sul diagramma di d’Aguilon si può vedere questo articolo (PDF) di Rolf Kuehni.
Il libro di Aguilon nel sito del Museo Galileo
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Francis Glisson (1597-1677) Medico britannico.
Francis Glisson is also credited with the creation of a colour-solid which became of fundamental importance to all colour systems of the New Age. Glisson operated with the primary colours red, yellow and blue, and his grey scale was composed of 23 steps between black and white, which he constructed using lead-white and black ink.
Whonamedit?
Riferimenti
Kuehni, Schwarz Color Ordered
Lindberg Theories of Vision
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