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Storia della sensazione del colore

2.2.3 Le traduzioni in latino, le università, gli ordini mendicanti

La fase delle traduzioni dal greco e dall’arabo in latino
Le prime università europee
Gli ordini mendicanti
Opposizione e accettazione delle opere di Aristotele

Fino al X secolo le migliori fonti greche ed arabe di ottica, compreso Tolomeo e Alhacen, erano ancora sconosciute nell’Occidente latino. A cavallo tra l’XI e il XII secolo, dopo che gli arabi perdono la Sicilia nel 1063 e Toledo nel 1085, le cose cambiano e cominciano ad arrivare in Occidente le antiche conoscenze greche e le più recenti conoscenze arabe.

La fase delle traduzioni dal greco e dall’arabo in latino

A Salerno era attiva dal IX secolo una scuola medica il cui periodo di massimo splendore coincide con l’arrivo nell’XI secolo di un medico arabo nato a Cartagine, Costantino Africano (ca 1020-1087) che rimane a Salerno circa due anni prima di entrare nell’ordine benedettino e ritirarsi nell’abbazia di Montecassino dove traduce dall’arabo e dal greco opere di medicina che vengono lette nella Scuola. Una delle prime traduzioni in latino è quella del De oculis di Hunain che consente all’Occidente di familiarizzare con la fisiologia dell’occhio umano. Di seguito traduce in latino alcune opere di Galeno, che Hunain aveva a sua volta tradotte dal greco. Questo lavoro di traduzione permette all’Occidente di conoscere alcuni classici greci e arabi del campo medico.

Ma è solo a partire dal XII secolo che l’intero corpus delle letteratura ottica greca (Aristotele, Euclide, Tolomeo) e araba (al-Kindi, Avicenna, Averroè, Alhacen) viene tradotto in latino. A Toledo, nel circolo del vescovo francese Raimondo (morto nel 1152), vengono tradotte molte opere e diversi trattati vengono composti direttamente in latino. Nel 1134 si era trasferito a Toledo Gerardo da Cremona (1114-1187) il più famoso traduttore in latino di lavori scientifici scritti in arabo. Verso il 1165 Gerardo traduce dall’arabo l’opera in sette libri sulla visione di Alhacen e questa traduzione circola manoscritta in Occidente con il titolo De aspectibus. Tra le traduzioni di Gerardo dall’arabo anche il Liber canonis di Avicenna e L’Ottica di Euclide, anche questa intitolata De aspectibus (l’opera è tradotta anche da un anonimo direttamente dal greco con il titolo De visu).

Tra il 1156 e il 1160 Eugenio di Sicilia traduce dall’arabo in latino l’Ottica di Tolomeo. Numerose traduzioni vengono fatte a Palermo, alla corte normanna di Federico II di Svevia (1194-1250) e del figlio Manfredi (1232-1266). Negli anni che vanno più o meno dal 1220 al 1340 l’Occidente si riappropria delle conoscenze degli antichi Greci e degli arabi. Ciò rende progressivamente possibile il processo di assimilazione delle antiche tradizioni dell’ottica greca e islamica, alla ricerca di una sintesi tra le conoscenze razionali e quelle della filosofia cristiana in unico sistema.

Nei trattati di ottica più famosi non è stata usata quasi mai la parola di derivazione greca optica. Invece, le opere medievali in latino usavano le parole perspectiva, aspectus e visus. Con perspectiva si intendeva generalmente la scienza del vedere perspicuo, cioè chiaro, e del vedere attraverso (perspicere); con aspectus ci si riferiva ai problemi dell’aspetto visivo, cioè di quello che appare all’occhio; visus indicava la vista o il vedere in senso generale. 1

Le prime università europee

Nel primo millennio d.C. la diffusione del cristianesimo produce luoghi di istruzione teologica privi di autonomia e di universalità. I centri scolastici erano per lo più inseriti nei monasteri e si rivolgevano ai giovani monaci. Successivamente prevalgono le scuole cittadine collegate alle cattedrali o alla abbazie dei canonici regolari. 2 Le scuola laiche sono rare. Attorno al 1100 grazie alla relativa facilità di movimento tra le città europee, si comincia ad osservare una concentrazione di maestri e studenti a Salerno, Bologna e Parigi, dove sono presenti rinomate scuole, rispettivamente di medicina, diritto e teologia.

La già citata Schola Medica Salernitana è considerata l’antesignana degli Studi europei, ma ha avuto vita molto discontinua. La natura degli insegnamenti era fondamentalmente pratica, le nozioni venivano tramandate oralmente e si basavano sulle teorie elaborate da Ippocrate e Galeno. Nel 1088 a Bologna (allora un comune sotto la protezione del papa e della contessa Matilde di Canossa) sorge lo StudiumBononie, la più antica università del mondo occidentale. 3 Gli studenti sono raggruppati in nationes (romani, campani, toscani e lombardi) che in seguito si riuniscono per formare due universitates di studenti, quella dei citramontani (o italiani) e quella degli ultramontani (stranieri). Le universitates sono associazioni corporative che hanno diritti e privilegi di fronte alle autorità. Nel 1158 Federico Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero, ne promulga la costituzione e assicura l’indipendenza della ricerca. Inizialmente nello Studio di Bologna si insegna iuris prudentia (giurisprudenza, conoscenza del diritto) e gli studenti sono chiamati “giuristi”. 4 Nel 1222 un gruppo di studenti dello Studio, per sfuggire ai controlli imposti dal comune sulle corporazioni studentesche in pregiudizio alla libertà scolastica che era stata garantita da Federico Barbarossa migra a Padova (allora un comune) dove viene formato lo Studium patavinum. Inizialmente vi si insegna giurisprudenza come a Bologna.

Dal 1113 a Parigi sono attestate scuole di teologia e dal 1150 circa (quando in Francia regnavano i Capetingi) è attiva l’Universitas magistrorum et scholarium Parisiensis. Lo Studio di Parigi è chiamato esplicitamente “università” e questa parole si riferisce sia ai maestri che agli studenti. L’Università di Parigi viene riconosciuta dal re Filippo Augusto nel 1200 e dal papa Innocenzo III nel 1215 e diventa subito celebre per l’insegnamento della teologia.

Nel mondo anglosassone ci sono ad Oxford scuole tenute da singoli maestri che pare possano risalire al 1000 circa. L’università vera e propria viene fondata nel 1214 con uno statuto negoziato da un legato papale e nei suoi primi decenni annovera tra i suoi magistri il teorico della perspectiva Robert Grosseteste. Nel 1231 Enrico III d’Inghilterra fonda l’università di Cambridge.

Nella penisola iberica l’università più antica è lo Studium generale di Salamanca, fondato nel 1218 dal re Alfonso IX di León, dove vengono insegnate una varietà di materie. A Napoli l’imperatore Federico II di Svevia fonda nel 1224 la prima universitas studiorum statale e laica dell’Occidente, in contrapposizione all’ateneo di Bologna, che era una associazione privata di studenti e docenti. Gli insegnamenti impartiti sono quelli di giurisprudenza e retorica. Nel 1229 viene fondato lo Studium Generale di Tolosa in conseguenza del trattato che mise fine alla guerra, dovuta all’eresia catara, tra il regno di Francia e la contea di Tolosa. 5

Nel 1300 sono più di venti le sedi universitarie già erette con proprie costituzioni, riconosciute dall’autorità papale od imperiale o, su scala nazionale, dal re. Inizialmente nelle università italiane predomina lo studio della giusrisprudenza, della medicina e delle scienze naturali, mentre in quelle del nord Europa era egemone lo studio della teologia, che verrà inserito in quelle italiane solo a partire dal XIV secolo, quando ogni Studio avrà di regola quattro facultates: quella di arti liberali che eredita la tradizione del trivium (grammatica latina, retorica e dialettica) e del quadrivium (geometria, aritmetica, astronomia e musica) e i cui studenti sono chiamati “artisti”, quella di giurisprudenza (iuris prudentia, conoscenza del diritto) con i “giuristi”, quella di medicina e infine quella di teologia.

Gli ordini mendicanti

Parallelamente al sorgere delle università nasce una seconda “istituzione” che segnerà profondamente la storia europea. Si tratta degli ordini religiosi mendicanti, principalmente francescani e domenicani, che entreranno subito in contatto con le istituzioni universitarie, dando vita a confronti e dispute che segneranno in modo considerevole lo sviluppo della cultura medievale europea. 6

Nel 1208 Francesco d’Assisi (1181-1226) inizia la sua predicazione nei dintorni di Assisi e forma il primo nucleo della sua comunità, che inizia a portare le sue predicazione fuori dall’Umbria. Nel 1209 ottiene dal papa Innocenzo III l’approvazione verbale della Regola che papa Onorio III approverà formalmente nel 1223. Nel frattempo il movimento è dilagato e dall’Umbria si è espanso in tutta Europa. Francesco morirà ad Assisi nel 1226.

Quasi contemporaneo al movimento francescano è il movimento dello spagnolo Domenico di Guzmán (1170-1221) inizialmente impegnato nella lotta al catarismo. Nel 1214 Domenico raduna i suoi primi sei compagni, e dal vescovo di Tolosa ottiene una chiesa. Dopo l’approvazione ufficiale della Regola da parte di Onorio III nel 1216, i domenicani iniziano a diffondersi in tutta Europa, principalmente a Bologna e Parigi, le città nelle quali erano sorte le prime università. Domenico morirà a Bologna nel 1221.

Fondamentale fu il contributo dei francescani e domenicani (i cui ordini si chiamano rispettivamente “dei frati minori” e “dei frati predicatori”) allo sviluppo del pensiero teologico e filosofico del medioevo latino. Dal lato religioso francescani e domenicani volevano dimostrare che era possibile vivere la povertà evangelica, rinunciando al possesso di beni personali e opponendosi anche al possesso da parte delle loro comunità. Dal lato filosofico, è da questi ordini che sono giunte le grandi personalità che hanno elaborato la filosofia Scolastica. Non più legati al “mondo separato” dei monasteri benedettini, ma in stretto contatto con le realtà cittadine, francescani e domenicani entrarono nelle università, fondarono centri di studio, scrissero di scienza e filosofia.

In quel tempo il mondo invecchiava.
Due ordini sorsero nella Chiesa,
di cui rinnovarono la giovinezza.
[Burchard d’Ursperg Chronicon]

Opposizione e accettazione delle opere di Aristotele

Quando le opere di Aristotele, che abbracciavano ogni settore della conoscenza e del pensiero, iniziarono ad essere conosciute in Occidente dopo l’XI secolo, tra alcuni cristiani si era diffusa l’idea che il sistema aristotelico potesse rappresentare l’adeguato complemento filosofico al cristianesimo stesso, fino a quel momento basato sulla Bibbia e parzialmente sulle visioni neoplatoniche di Agostino.

Ma la diffusione dei testi aristotelici, che venivano letti e commentati nelle scuole e poi nelle università, provocò la reazione degli ambienti più tradizionalisti che non potevano accettare nel pensiero aristotelico la mancanza dell’idea di Dio, l’inesistenza del libero arbitrio, la mortalità dell’anima, l’eternità del mondo con conseguente negazione della creazione:

Il cielo nella sua totalità non è generato, e non s’ammette che possa corrompersi, come alcuni dicono, ma è uno ed eterno, non ha principio né fine in tutta l’eternità della sua durata
[Aristotele Il cielo] 2 284a

La cultura cristiana era allora permeata di platonismo e continuava ad essere ostile, come lo erano stati i Padri della chiesa, ad Aristotele, che veniva visto come un semplice maestro di logica e di dialettica. 7 L’aristotelismo ebbe così alterne vicende durante il XIII secolo. Dal 1210 a Parigi viene vietata sotto pena di scomunica la lettura in pubblico e in segreto dei libri aristotelici di filosofia naturale e dei loro commenti. Nel Concilio Lateranense IV del 1215 la condanna viene reiterata in modo specifico per l’Università di Parigi, e poi confermata dai papi Onorio III (colui che approverà le Regole domenicana e francescana), Gregorio IX (autore della bolla che definisce i privilegi e gli obblighi delle università) e Urbano IV. La logica e l’etica di Aristotele furono invece sempre liberamente insegnate all’Università parigina.

Nel 1217 erano arrivati a Parigi cinque frati domenicani di Tolosa che avevano creato il convento di Saint-Jacques 8 nel Quartiere latino (che prese questo nome dalla lingua parlata dagli scholares dell’università) e l’anno successivo anche i francescani creeranno un convento nello stesso quartiere. Domenicani e francescani iniziano subito ad organizzare delle scuole e a frequentare l’Università, che era la più grande scuola teologica del momento. 9 Più tardi loro stessi accederanno alle cattedre di teologia.

Sulla filosofia naturale di Aristotele domenicani e francescani di allora avevano posizioni diverse. I francescani in generale rimanevano sulle consuete posizioni agostiniane neoplatoniche. D’altra parte Francesco stesso aveva consigliato di non studiare troppo, di guardarsi dai pericoli di una vita puramente intellettuale perché conduce alla superbia. L’interpretazione estrema di questo ammonimento è il divieto di studiare e porta allo stereotipo del francescano diffidente nei confronti della troppa cultura e della speculazione filosofica. Tra i principali rappresentanti di questa posizione antiaristotelica c’è Alessandro di Hales (1185-1245) già magister nella facoltà delle arti a Parigi prima del 1210 e successivamente in quella di teologia, entrato nell’ordine francescano nel 1236 e così primo magister seguace della regola francescana a Parigi.

Il movimento favorevole all’agostinismo neoplatonico culminò poi con il pensiero di Bonaventura (1221-1274, vero nome Giovanni di Fidanza) allievo di Alessandro di Hales e lui stesso magister a Parigi. Bonaventura è intrinsecamente antiaristotelico e condivide il pensiero “integralista” dei vescovi e dei pontefici ritenendo che la teologia non possa essere contraddetta da insegnamenti estranei alle Sacre Scritture. Tuttavia in Apologia pauperum Bonaventura attenua le proprie visioni radicali difendendo la scelta della povertà, ma mettendo anche in guardia dai rischi della miseria intellettuale. Però dopo aver scritto una biografia di Francesco, fa distruggere tutte quelle composte da altri autori. 10

Con Bonaventura, i francescani (anche se non è mai mancato il confronto tra essi) confermano di essere la parte “platonica” all’interno della Chiesa, mentre i domenicani, soprattutto con Tommaso, sono “aristotelici”. Infatti mentre i francescani più estremisti considerano atea la dottrina naturale aristotelica, i domenicani la guardano con favore. Rolando da Cremona (ca 1178-1259) contemporaneo di Alessandro di Hales e magister delle arti a Bologna, entra nell’ordine domenicano nel 1219 e nel 1229 ottiene la cattedra di teologia a Parigi, inaugurando così l’insegnamento teologico domenicano in quella università. 11 Nel pensiero di Rolando si avverte subito l’influsso dell’aristotelismo allora sospetto all’autorità ecclesiastica. Per poter continuare liberamente il commento delle opere proibite di Aristotele, Rolando lascia Parigi nel 1230 e si trasferisce alla Studio di Tolosa. 12 Anche molti studenti di teologia abbandonano in quel periodo l’Università di Parigi e si orientanoverso sedi quali quelle di Oxford e Tolosa, dove il controllo papale è meno diretto e l’insegnamento dei libri sulla natura di Aristotele viene visto come un rinnovamento.

Il contrasto tra aristotelismo e platonismo o almeno l’agostinismo neoplatonico viene appianato specialmente per opera di due maestri dell’ordine domenicano: Alberto Magno e il suo allievo Tommaso d’Aquino, che proposero una sintesi tra la filosofia di Aristotele e la fede cristiana. Alberto Magno (1206-1280) nasce in Baviera, studia a Bologna e a Padova e nel 1223 entra nell’ordine domenicano. Dal 1244 al 1248 ha la cattedra di teologia a Parigi e uno dei suoi studenti è Tommaso d’Aquino (doctor angelicus, 1225-1274) contemporaneo e amico di Bonaventura, anche se non condividevano le idee filosofiche. Nel 1248 Alberto e Tommaso si trasferiscono allo Studio di Colonia e nel 1252 Tommaso torna a Parigi prima come baccelliere e successivamente dal 1256 al 1259 come magister degli stranieri. Morirà nel 1274 e verrà dichiarato santo nel 1323 e dottore della Chiesa (il quinto dopo Ambrogio, Agostino, Girolamo, Gregorio Magno) nel 1567.

Disputa

Raffaello La disputa A destra Agostino, Tommaso e Bonaventura, a cui aggiunge Dante, intercalati dai grandi papi della storia, probabilmente Gregorio Magno e Innocenzo III.

Nel 1254 i maestri della facoltà di teologia di Parigi ottengono il permesso di leggere e commentare Aristotele, ed anzi gli statuti delle facoltà di arti di Parigi e di Oxford sanciscono nei loro curricula l’obbligo di leggere le opere fino ad allora proibite, che divennero parte integrante del sapere ufficiale di ogni studente.

Termina così un divieto ed una disputa durati 44 anni, ma la tregua durerà poco. Nel 1270 il vescovo di Parigi Stefano Tempier condanna 13 proposizioni aristoteliche sull’unicità dell’intelletto, il determinismo astrale, l’eternità del mondo, la concezione intellettualistica della volontà umana, la conoscenza divina e la negazione della provvidenza. Nel 1277, tre anni dopo la morte di Tommaso, traendo spunto dalla richiesta del papa Giovanni XXI di condurre un’indagine per accertare l’ortodossia delle tesi filosofiche dell’Università di Parigi, il vescovo Tempier costituisce una commissione di teologi per esaminare i testi (di vari autori, tra i quali gli “averroisti latini” e Tommaso d’Aquino) che circolavano particolarmente alla facoltà di arti, ossia tra i filosofi. 13 Il 7 marzo 1277 il vescovo condanna 219 proposizioni, accomunate dalla affermazione di emancipazione della filosofia dalla teologia. Torna la censura dell’autorità ecclesiastica sui testi aristotelici e la libertà di ricerca degli universitari viene ristretta per tenere sotto controllo il conflitto dottrinale che il precedente tentativo di censura non aveva risolto.

Nel frattempo, tra il 1252 e il 1255 c’era stata un’altra controversia che aveva contrapposto i maestri secolari (chierici) e i maestri regolari (francescani e domenicani) dell’Università. Era già da tempo che i magistri secolari mal sopportavano l’invadenza dei concorrenti regolari, ma inizialmente le critiche rimasero latenti. Nel 1252 i maestri secolari delle cattedre di teologia di Parigi, preoccupati dall’influsso crescente dei frati, decretarono che francescani e domenicani non potessero più avere una cattedra. Ne nacquero contese e persino risse. Il leader dei maestri secolari Guillame de Saint-Amour, chierico regolare e magister alla facoltà di teologia, si reca nel 1254 alla curia papale per sollevare il problema delle cattedre. Il papa Innocenzo IV annulla i privilegi dei mendicanti, ma dopo due settimane muore e il successore Alessandro IV ristabilisce la situazione precedente. Nel 1255 Guillame de Saint-Amour pubblica De periculis novissimorum temporum, che porta un attacco durissimo alla vita dei regolari affermando che essa era contraria alla morale e alla religione. Tuttavia Alessandro IV conferma ancora il diritto di francescani e domenicani a mantenere le loro cattedre e depone e manda in esilio Guillame de Saint-Amour. Le due cattedre teologiche furono occupate rispettivamente da Tommaso che rientrava da Colonia e da Bonaventura.


Note

1 (Federici Vescovini, 1965b)

2 Il “canonico secolare” indica il chierico che è al servizio di una chiesa con a capo un vescovo. Il “canonico regolare” è il chierico che fa vita comune secondo una regola. Storicamente i primi canoni regolari sono stati quelli riuniti attorno ad Agostino quando fece ritorno ad Ippona. Ancora oggi la regola tipica dei canonici regolari è quella di Agostino.

3 Il 1088 è una data convenzionale fissata nel 1888 da una commissione presieduta da Giosuè Carducci.

4 R. Greci “L’associazionismo degli studenti dalle origini alla fine del XIV secolo” in Brizzi, Pini Studenti e università degli studenti dal XII al XIX secolo (Studi e memorie per la storia dell’Università di Bologna n.s. 7) 1988

5 Nella regione di Tolosa, l’Occitania, poco dopo l’anno 1000 si era sviluppata una concezione del cristianesimo, il catarismo, che si diffuse nelle regioni della Francia meridionale e dell’Italia settentrionale e che la chiesa romana dichiarò eretico nel concilio lateranense del 1179. Per combattere il movimento Innocenzo III indisse la “crociata contro gli albigesi” (un altro nome per i catari) che terminò nel 1229. Il catarismo tuttavia resistette e verrà definitivamente sconfitto nel 1255 in Francia e nel 1277 in Italia.

6 Altri ordini mendicanti fondati nel XII e XIII secolo sono i trinitari (1198), i serviti (1233), gli agostiniani (1244), i carmelitani (1247).

7 Già Cassiodoro aveva sintetizzato il rapporto tra i due massimi filosofi Greci con la formula “Platone teologo, Aristotele logico”.

8 Il convento è stato distrutto nel 1793 e poi ricostruito più volte in località diverse di Parigi.

9 Biffi, Marabelli Figure del pensiero medievale vol. 4 La nuova razionalità. Secolo XIII.

10 Anthony Kenny Nuova storia del pensiero filosofico / Medioevo Einaudi 2012

11 In quel periodo all’Università di Parigi, i francescani avevano diritto a due cattedre di teologia: una per gli studenti stranieri e un’altra per gli studenti francesi; lo stesso valeva per i domenicani, dunque le cattedre di teologia erano complessivamente quattro.

12 Guglielmo Russino “Il dibattito medievale sulla tolleranza: Rolando da Cremona e il Liber suprastella” Mediaeval Sophia 4, 2008 p 92-103

13 I cosiddetti “averroisti latini” erano i seguaci di quella corrente della filosofia Scolastica che che, dal XIII e XVI secolo si rifanno alla dottrina aristotelica secondo l’interpretazione di Averroè, che sosteneva l’eternità e la necessità del mondo e la doppia verità della ragione e della fede.

 

Mauro Boscarol

26/4/2014 alle 23:12