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Il blog di Mauro Boscarol sulla gestione digitale del colore dal 1998

Risultati per la parola ‘color setting’

Domande frequenti su grafica e colore

Photoshop: che spazi di lavoro scelgo?


Risposta breve

Se l’immagine con cui lavori ha un profilo assegnato, gli “spazi di lavoro” nelle Impostazioni colore di Photoshop non vengono mai usati, quindi metti quello che vuoi (escluso  Monitor RGB), tanto quelle informazioni non vengono mai utilizzate.


Risposta lunga

Questa è una domanda che viene ripetuta ogni giorno, più volte al giorno, nelle varie mailing list, nei forum di discussione, nei newsgroup, nei seminari, corsi, lezioni su Photoshop.

Vediamo in dettaglio di cosa si tratta. Come è noto, dalla versione 6 di Photoshop (cioè dal 2000) esiste una finestra dove si possono indicare i Color Settings, cioè le impostazioni di gestione del colore. La parte superiore della finestra Color Settings di Photoshop CS3 è questa:

Photoshop CS3

È proprio in questa parte, nel riquadro che Photoshop chiama Working Spaces, cioè spazi di lavoro, che l’utente deve indicare quattro profili, un profilo RGB, un profilo CMYK, un profilo per la scala di grigi e un profilo per i colori spot.

Per semplicità mi limito al primo “spazio di lavoro”, cioè allo spazio di lavoro RGB. Per le altre modalità di colore (CMYK, Gray, Spot) le considerazioni da fare sono analoghe.

La prima questione da chiarire è: in che modo Photoshop utilizza il profilo RGB che l’utente sceglie in questo menù? A cosa serve questo profilo? Quando viene usato?

La risposta è semplice: serve come profilo “sostitutivo” per tutte le immagini RGB che non hanno un profilo assegnato esplicitamente.

Mi spiego meglio. Se in Photoshop apro un file che ha un profilo RGB incorporato, Photoshop assegna all’immagine quel profilo incorporato e lo indica nella cosiddetta barra di stato, in basso a sinistra. Per esempio se un file ha incorporato il profilo sRGB, la barra di stato indica il nome di questo profilo:

Photoshop CS3

Questo è il profilo incorporato nel file e quindi assegnato all’immagine, quello che l’immagine sta usando. Consiglio di tenere la barra di stato sempre impostata su Document Profile  in modo da rendersi conto se una immagine ha o non ha un profilo assegnato.

Dunque se una immagine ha un profilo assegnato, tutto è a posto, dal punto di vista della gestione del colore. Non serve nient’altro, i colori dell’immagine sono perfettamente definiti.

Ne deriva che se un’immagine RGB ha un profilo assegnato, lo spazio di lavoro RGB di Color Settings non gioca alcun ruolo, non entra in gioco in nessun modo. Ma allora quand’è che entra in gioco il profilo RGB indicato nello spazio di lavoro di Color Settings? Adesso lo vediamo.

Apriamo  ora un file  che non ha un profilo incorporato. Photoshop non sa quale profilo assegnare a quella immagine RGB e indica la situazione con le parole “Untagged RGB” o in italiano “RGB senza tag” come si vede qui sotto:

Photoshop CS3

Photoshop non ha informazioni su quale profilo assegnare a questa immagine, però qualche profilo dovrà pure assegnare per poter fare la compensazione monitor, la stampa, la soft proof, l’hard proof e  le altre conversioni di colore.

Come hanno risolto la cosa i programmatori di Photoshop? Creando gli “spazi di lavoro” nei Color Settings. Ecco a cosa servono quegli spazi di lavoro, in particolare lo spazio di lavoro RGB. Ad una immagine RGB alla quale non è assegnato esplicitamente nessun profilo, Photoshop assegna implicitamente il profilo indicato nei Color Settings.

In altre parole, se questa immagine non ha un profilo assegnato, Photoshop assume (“prende”, “assegna”) come profilo dell’immagine quello indicato nei Color Settings.

È il classico meccanismo del default, sempre presente in informatica. Un dato di default è un dato che viene usato in mancanza del dato specifico. La parola stessa lo dice: default vuol dire “difetto” nel senso di mancanza. In informatica un dato di default è un dato che viene usato in difetto, in mancanza, di una informazione specifica. Per esempio se compilo un modulo su web, e non metto la data, per default (cioè in mancanza di una data specifica) viene usata la data di oggi.

Per far andare le cose lisce, come detto qui sopra, devo anche dire a Photoshop di non cambiare le carte in tavola e di non prendere iniziative autonome. E questo si fa impostando, sempre nelle preferenze colore, i “criteri” indicati qui sotto (esattamente queste 6 impostazioni, compresa quella in rosso che è importante):

cri2-1

Questo significa che, per RGB, CMYK e grigio viene usato il profilo incorporato (le altre opzioni del menù popup le ignoriamo, non ci interessano). Significa anche che se un profilo incorporato non c’è, chiedo di essere avvisato (ultimo checkbox, spuntato). E vengo avvisato anche quando copio e incollo dei pixel da una immagine ad un’altra con profili diversi (checkbox a destra, spuntato). Non mi interessa invece essere avvisato quando viene aperto un file che ha incorporato un profilo “non corrispondente”, che per Photoshop significa “diverso da quello di lavoro” (primo checkbox, non spuntato).

Ancora una volta: il profilo RGB nei Color Settings viene usato per le immagini che non hanno un profilo RGB a loro assegnato.

Questo è l’unico uso dello spazio di lavoro RGB. Nelle versioni precedenti veniva usato anche per le nuove immagini, ma ora il profilo di una nuova immagine viene chiesto al momento della sua creazione, dunque lo spazio di lavoro non ha più nemmeno quello scopo, si veda qui in basso:

Photoshop CS3

Ciò detto, e stabilito a cosa servono questi spazi, la grande domanda è: comunque, visto che qualcosa deve mettere, cosa devo scegliere come spazi di lavoro RGB, CMYK e gli altri?

Domanda che ovviamente non ha una risposta. Metti quello che vuoi, o lascia quello che c’è. L’unica impostazione che non va bene è Monitor RGB. Per il resto, se una immagine mi arriva senza profilo, significa che manca una informazione. Può essere che questa informazione io riesca a recuperarla (telefono al fotografo, al grafico, mi faccio dire). In tal caso assegno all’immagine il profilo che mi viene detto.

Ma se l’informazione non riesco ad averla, qualunque profilo io metta non ci sarà mai la certezza che si tratti del profilo giusto per quella immagine. Come se ne esce? La soluzione immediata è informarsi da chi ha preparato l’immagine. Se non si riesce ad avere l’informazione, una soluzione “tappabuchi” consiste nell’assegnare all’immagine un profilo che renda i colori dell’immagine “verosimili”.

Ma la vera soluzione è usare sempre immagini che hanno un profilo incorporato. Non distribuire mai immagini senza profilo. Convincere i fornitori e i clienti a fornire sempre immagini che hanno un profilo incorporato.

Se è così gli spazi di lavoro di Photoshop vengono ignorati e non ci sono problemi. Quando tutti faranno girare immagini con un profilo incorporato il problema di cui parliamo in questo post sarà definitivamente risolto.

Qualcuno dice: va bene, d’accordo, sto tentando di convincere clienti e fornitori a darmi sempre immagini con profilo incorporato. Ma nel frattempo cosa faccio per le immagini che non ce l’hanno? Io direi di decidere di volta in volta, provare, informarsi, assegnare un profilo che ragionevolmente possa andar bene.

E nei profili di lavoro cosa metto? L’ho già detto: la domanda è senza risposta, è come indovinare un numero al lotto. D’accordo, è un po’ più semplice perché i numeri al lotto sono 90 e tutto sommato i profili ragionevoli da mettere come profili di lavoro RGB sono meno: sRGB, Adobe RGB, eciRGB, ProPhoto e qualche altro. Se si sbaglia le immagini saranno (poco o tanto) diverse dalle scene originali.

Ma la soluzione vera è non dare nessuna importanza allo spazio di lavoro (l’unica cosa  importante è cosa non deve  essere, cioè non deve essere Monitor RGB). Questo funziona a patto che tutti i file che circolano abbiano un profilo incorporato (e che i “criteri” siano impostati come sopra, cioè “Mantieni profili incorporati” e il resto).

Queste sono le considerazioni per RGB. Per CMYK le considerazioni sono analoghe. Non accettate e non distribuite file CMYK senza profilo. Convincete i vostri clienti/fornitori ad incorporare sempre un profilo ICC (lo so che è difficile, che non si fa dall’oggi al domani, ma voi chiedetelo, la goccia scava la pietra).

Il caso CMYK è comunque ancora più difficile da decidere di RGB. Almeno per  RGB ci limitiamo a sRGB e Adobe RGB e pochi altri, ma di profili CMYK ce ne sono decine. Se proprio dobbiamo, mettiamone uno a norma, per esempio Fogra 39. Ma potrà essere sbagliato.

 

Mauro Boscarol

9/4/2009 alle 14:39