colore digitale blog

Il blog di Mauro Boscarol sulla gestione digitale del colore dal 1998

Nella serie Storia della sensazione del colore

2.1.3 Le teorie atomiste della visione: Democrito, Epicuro

Gli atomi
Le qualità sensibili
Visione e colore nella dottrina atomista
L’atomismo rielaborato da Epicuro

Lo sviluppo delle idee di Empedocle si può trovare nel pensiero della scuola atomista, sorta nella Ionia nel VI secolo a.C.

Ionia

Empedocle aveva postulato l’esistenza di quattro elementi primitivi o “radici”, acqua, terra, aria, fuoco che, avvicinati in proporzioni diverse, formano gli oggetti della nostra esperienza, e aveva enunciato la teoria degli effluvi. E secondo Aezio, dossografo greco del I secolo,

Empedocle affermò l’esistenza, precedente ai quattro elementi, di frammenti piccolissimi, quasi elementi omeomeri prima degli elementi.
[Aezio Raccolta di dottrine (Placita Philosophorum)]

Questi “frammenti piccolissimi” sono gli atomi previsti dalla teoria di Leucippo, sviluppata dal suo allievo Democrito e successivamente elaborata da Epicuro e Lucrezio. Leucippo e Democrito sono coetanei di Empedocle ma operano nelle colonie greche orientali. Della loro biografia si conosce pochissimo, spesso le loro vicende si intrecciano ed è quasi impossibile distinguere le idee dell’allievo da quelle del maestro. Leucippo (ca 480-425 a.C.) nasce probabilmente a Mileto (città greca della Ionia, oggi scomparsa) e si trasferisce ad Abdera (città greca della Tracia, anch’essa scomparsa) dove fonda una scuola di filosofia, la scuola atomista appunto. Tutte le sue opere sono andate perdute.

Democrito (ca 470-400 a.C.) nasce probabilmente ad Abdera, è allievo di Leucippo e cofondatore della teoria atomista. È un acuto osservatore e ha una conoscenza di carattere enciclopedico che spazia in diversi campi. Si ritiene abbia scritto circa 50 opere, delle quali ci sono pervenuti solo pochi frammenti. Dante lo ricorderà nel IV canto dell’Inferno con il verso “Democrito, che ’l mondo a caso pone” alludendo alla (errata) fama che Democrito aveva di voler attribuire leggi casuali alla natura.

Gli atomi

Anche se la dottrina atomista non è rimasta inalterata nei vari passaggi, esiste un nucleo importante di concetti condivisi. Per gli atomisti tutte le cose sono costituite da piccolissime particelle impercettibili ai sensi e indivisibili, gli atomi (dal greco atomos che significa non divisibile, non tagliabile) che sono infiniti, immutabili, eterni e in eterno movimento, ma senza parti e moto nel loro interno. Gli atomi differiscono tra loro solo per dimensione e forma: possono essere grandi o piccoli e possono essere sferici, rotondi, angolosi, scabri, lisci, curvi e così via. Ma in ogni caso sono conoscibili solo mediante la conoscenza razionale, non mediante la conoscenza sensibile.

Nella concezione atomista gli atomi si muovono perennemente nel vuoto con movimento casuale (per Leucippo) o deterministico (per Democrito) dall’alto verso il basso. Occupano posizioni diverse, si colpiscono a vicenda e a volte, quando le loro forme hanno connessioni che sono in grado di associarli, si combinano in infinite configurazioni senza perdere la loro identità. Il mondo oggettivo, stabile ed eterno è fatto esclusivamente di vuoto e di atomi di diverse forme e grandezze che muovendosi in questo vuoto si combinano e creano configurazioni atomiche, le cose che popolano il mondo. Anche ognuno dei quattro elementi fondamentali di Empedocle, acqua, terra, aria, fuoco, è il risultato di una certa aggregazione atomica. E lo è anche l’anima. La nascita delle cose è l’aggregarsi di atomi, la loro morte è la separazione di atomi.

La dottrina atomista mostra una ovvia analogia con le teorie moderne della struttura della materia. Tuttavia, anche se la scienza moderna conferma la validità dell’atomismo come tesi filosofica generale, i punti di separazione non sono pochi. Per esempio (a) la teoria atomista, contrariamente alla fisica moderna, si propone come interpretazione globale della realtà, e (b) cerca di giungere alla verità con un processo di tipo speculativo, mentre la fisica moderna si basa sulle prove sperimentali.

Le qualità sensibili

Gli atomi non sono né caldi né freddi, non hanno odore, non hanno colore. Gli oggetti ordinari sono aggregati di atomi, dunque non dovrebbero avere colore nemmeno loro. Invece noi che viviamo nel mondo delle cose percepiamo che queste hanno un colore, sono dolci o amare, sono calde o fredde.

Gli oggetti in realtà non hanno colore, hanno però una struttura superficiale caratterizzata dalla dimensione, forma, orientamento e ordine degli atomi. Questo fa in modo che gli oggetti producano in noi certe esperienze visive. Così, le strutture superficiali liscie, circolari, uniformi producono la sensazione del bianco. Quelle che hanno proprietà opposte, quindi sono ruvide, producono la sensazione del nero. Le strutture del rosso sono identiche a quelle del caldo “infatti quando siamo accaldati arrossiamo” e quelle del verde sono composte di “figure solide e di vuoto”.

Il colore è una opinione soggettiva espressa in modo convenzionale, un concetto che Galeno spiegherà così:

opinione è il colore, opinione è il dolce, opinione l’amaro, verità gli atomi e il vuoto, dice Democrito, ritenendo che tutte le qualità sensibili, ch’egli suppone relative a noi che ne abbiamo sensazione, derivino dalla varia aggregazione degli atomi, ma che per natura non esistono affatto bianco, nero, giallo, rosso, dolce, amaro: infatti l’espressione “per convenzione” equivale, per esempio, a “secondo l’opinione comune” e a “relativamente a noi”, cioè non secondo la natura vera delle cose.
[Galeno De elementis secundum Hippocratem]

Per gli atomisti le qualità sensibili non hanno una realtà indipendente. Se non ci fosse un senziente a giudicare che un oggetto è rosso, il colore di tale oggetto non esisterebbe.

L’idea degli atomi porta dunque all’idea di distinguere tra due tipi di qualità presenti negli oggetti che popolano il mondo. Ci sono qualità “reali” indipendenti dall’osservatore, e ci sono qualità “sensibili”, come il colore e l’odore, che nascono dal rapporto tra le prime e l’apparato sensoriale di un essere senziente. L’idea che alcune qualità richiedano un essere senziente è presente nel dialogo Teeteto dove Platone fa dire a Socrate che

è necessario che divenendo io senziente divenga senziente di qualche cosa; perché divenir senziente è possibile, ma senziente di nulla non è possibile. Similmente è necessario che quella data cosa, quando diviene dolce o amara, o d’altro sapore, diventi tale per qualcuno, perché divenire dolce è possibile, ma non dolce per nessuno.
[Platone Teeteto] 160a-b

Galeno riporterà così il pensiero di Democrito:

gli uomini credono che qualcosa sia bianco e nero e dolce e amaro e quante altre qualità analoghe, mentre esistono veramente solo l’ente e il nulla. Già Democrito parlava in questo modo, chiamando “ente” gli atomi e “nulla” il vuoto. Pertanto tutti gli atomi sono corpi minuscoli e non posseggono, per questo, qualità … in altre parole gli atomisti sostengono che gli atomi non si riscaldano né si raffreddano, e, allo stesso modo, non si seccano né si umidiscono, e tanto più non imbiancano né anneriscono né recepiscono alcun’altra delle qualità in conformità ad alcun mutamento.
[Galeno De elementis secundum Hippocratem]

Le qualità sensibili non appartengono dunque alla struttura atomica della materia, ma dipendono dal contatto percettivo, che è un contatto diretto, per cui sono soggettive, possono cioè essere diverse da persona a persona, non manifestando quindi la vera natura della realtà.

Alcuni studiosi hanno visto in Democrito il primo filosofo che tratta il colore come qualità secondaria nel senso inteso da Galileo e da Locke nel XVII secolo mentre altri sostengono che non c’è relazione tra il concetto atomista di qualità sensibile e il concetto galileiano.

Visione e colore nella dottrina atomista

La teoria della visione atomista è una teoria immissionista. L’oggetto visibile deve essere in contatto diretto, quasi tattile, con l’occhio, e questo contatto si verifica sotto forma di flussi di eidola (immagini), che effluiscono dall’oggetto verso l’occhio. Queste immagini hanno natura corpuscolare e infatti Teofrasto, il successore di Aristotele al Peripato, attribuirà a Democrito l’opinione che

l’immagine si imprime nell’aria che si frappone tra l’occhio e l’oggetto visto e che viene da questi compressa. Ciò perché da tutte le realtà si produce sempre un effluvio, il quale, poi, essendo solido e assumendo tutti i colori, appare nell’elemento umido degli occhi, mentre l’elemento denso non lo recepisce, al contrario di quello umido che si lascia penetrare
[Teofrasto De sensu]

La formazione dell’immagine non avviene direttamente nella pupilla ma nell’aria tra l’oggetto e l’occhio: l’aria viene contratta e solidificata e colorata ed è questo che appare nell’occhio. L’immagine è dunque materiale perché è aria consolidata. Questa descrizione del processo di visione, che è un tipo di “stampo” nell’aria il cui risultato può essere visto nelle immagini riflesse dalla superficie della cornea, non coinvolge la luce.

Diogene Laerzio elenca, tra le opere di Democrito, un libro sui colori che non ci è pervenuto, e forse è a questa opera che si riferisce Teofrasto quando scrive che per Democrito i colori primari sono quattro: bianco, nero, rosso e verde. Per esempio

il color oro e quello del bronzo nonché ogni colore a questi affine, si compongono del bianco e del rosso, ricevendo dal bianco la luminosità e dal rosso la tinta, in quanto il rosso, nel mescolarsi al bianco, si dispone negli spazi vuoti. Se a questo aggiungiamo il verde, si produce un colore molto bello, ma l’aggiunta di verde deve essere molto piccola, perché il bianco e rosso sono combinati in modo da non permettere una mescolanza più ampia.
[Teofrasto De sensu]

Tutti gli altri colori si producono per mescolanza dei quattro colori primari. Democrito (nel commento di Teofrasto) cita anche il porpora, l’azzurro, l’indaco, il verde-noce e la loro composizione a partire dai quattro colori primari.

L’atomismo rielaborato da Epicuro

Il primo filosofo a negare l’atomismo di Leucippo e Democrito sarà Platone, per il quale la realtà non è fatta di atomi ma di entità discontinue di carattere geometrico. Platone amava la matematica e non apprezzava la fisica degli atomisti.  Anche Aristotele non apprezza l’atomismo ed elabora un pensiero filosofico in netta antitesi con esso, e pure Galeno manifesta un dissenso totale perché nelle aggregazioni gli atomi non possono formare nuove entità. Ma la teoria atomista nel suo complesso subirà una importante rivalutazione e rielaborazione circa un secolo dopo, in epoca ellenistica, per opera del filosofo greco Epicuro.

Epicuro (341-270 a.C.) nasce nell’isola di Samo, la stessa nella quale era nato Pitagora. Nel 306 si trasferisce ad Atene dove fonda una scuola filosofica detta il Giardino. In quel periodo sono presenti ad Atene la scuola degli stoici (Stoa), quella di Platone (Accademia) e quella di Aristotele (Peripato). Epicuro è avverso a Platone e Aristotele e la sua scuola si presenta come sfida del nuovo rispetto al passato. Alla morte di Epicuro la direzione del Giardino passerà a quattro discepoli e sopravviverà per altri sei secoli, fino al IV secolo d.C.

Pare che Epicuro abbia scritto moltissimo, oltre 300 opere, ma ci sono pervenuti solo alcune lettere e alcuni frammenti. Molte informazioni sulla filosofia epicurea derivano dalle scoperte archeologiche fatte ad Ercolano (pochi chilometri a sud di Napoli), città romana sepolta dalla lava del Vesuvio nel 79, assieme a Pompei e Stabia. In particolare nella cosiddetta Villa dei Papiri gli archeologi hanno finora individuato quasi 2000 rotoli carbonizzati contenenti testi in greco antico. Si ritiene che la Villa fosse un centro di studi epicurei, un Giardino, forse frequentato anche da Cicerone e Lucrezio. A tutt’oggi Ercolano è ancora in gran parte sepolta e molti papiri ritrovati sono ancora in fase di studio.

La parte più popolare della dottrina di Epicuro è quella etica che si può compediare in quattro punti: non temere gli dei perché sono indifferenti alle sorti degli uomini; non temere la morte perché quando tu ci sei la morte non c’è; non considerare tutti i piaceri un bene; non considerare tutti i dolori un male. 1

Sulla natura Epicuro accetta i punti fondamentali della teoria atomista di Democrito considerando che tutto ciò che esiste è materia (“materialismo”) e che tutta la materia è formata da atomi invisibili in movimento nel vuoto. Gli atomi sono eterni ed in numero infinito, hanno forme diverse, grandezze diverse (ma non tali da essere percepite dai sensi) e pesi diversi, 2 si muovono nell’universo infinito, urtandosi e rimbalzando. 3

Gli atomi, a causa del loro peso, si muovono verso il basso tutti con la stessa velocità che, in assenza di ostacoli, è molto elevata. Se non ci fosse altro, gli atomi non si urterebbero mai e il movimento sarebbe deterministico. Per fare in modo che gli atomi possano urtarsi e dare origine a combinazioni diverse Epicuro prevede la parenklisis4 una minima deviazione casuale della direzione. Con questa imprevedibile declinazione spontanea il movimento diventa un po’ meno deterministico ed è possibile che gli atomi si urtino (e quindi cambi ancora la direzione del movimento) e che possano dare luogo ad aggregati.

Gli atomi si combinano dunque in diverse configurazioni e questi aggregati di atomi sono i diversi corpi sensibili, gli oggetti animati e inanimati. Anche l’anima è composta di atomi e in quanto tale è materiale e mortale e si dissolve insieme al corpo. Dante nella Divina Commedia lo ricorda e mette Epicuro con “tutt’i suoi seguaci che l’anima col corpo morta fanno” in bare arroventate nel girone degli eretici. 5

Gli atomi hanno solo forma, grandezza e peso, non hanno colore, odore, sapore o altre proprietà sensibili, perché queste proprietà sono mutabili e se appartenessero agli atomi li renderebbero mutabili anche loro. Dunque queste proprietà non esistono a livello atomico, tuttavia possono essere possedute dai corpi macroscopici, dagli aggregati di atomi. Precisamente sono dovute alla struttura superficiale degli atomi, alle relazioni tra di loro e alle condizioni in cui tali relazioni vengono percepite. Quindi i corpi possono provocare certi tipi di esperienze a causa della loro struttura atomica, e dunque queste capacità sono proprietà dei corpi. Non appartengono ai singoli atomi, ma appartengono agli aggregati di atomi.

La teoria della visione di Epicuro è di tipo immissionista: ogni oggetto emana in continuazione e in tutte le direzioni una sottile pellicola (eidolon) che ha la stessa forma dell’oggetto e che arriva all’occhio dell’osservatore con velocità insuperabile. È il contatto tra l’occhio e lo eidolon che consente la percezione dell’oggetto stesso. Queste pellicole (eidola) sono costituite da atomi sottilissimi, dunque sono materiali, e portano con sé la forma e la grandezza degli oggetti.


Note

1 Epicuro Lettera a Meneceo.

2 Che l’atomo abbia un peso oltre a una forma e a una grandezza è una aggiunta di Epicuro rispetto alla teoria di Democrito.

3 Epicuro Lettera a Erodoto.

4 Tre secoli dopo il poeta latino Lucrezio nel De Rerum Natura, la sua esposizione della dottrina epicurea, tradurrà con clinamen.

5 Nell’Inferno di Dante (canti IX e X) gli epicurei sono una categoria di eretici, precisamente quelli che non credono all’immortalità dell’anima, e gli eretici sono puniti col fuoco, come nel mondo reale, dove erano mandati al rogo.

 

Visitato 3,754 volte, negli ultimi 7 giorni 1 visite

Torna all'indice di Storia della sensazione del colore

Mauro Boscarol

11/10/2009 alle 01:43

Parole chiave , , , , , ,

Visitato 3,754 volte, negli ultimi 7 giorni 1 visite

Vuoi fare un commento a questo post?

Devi essere collegato per scrivere un commento.