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Sensazione e percezione del coloreModi di apparire del colore
Oltre alla distinzione tra colore isolato e colore non isolato è necessario distinguere diversi modi di apparire (modes of color appearance) del colore.
Lo stimolo di colore può essere percepito e interpretato in vari modi e questi sono chiamati modi di vedere il colore (modes of viewing color) o modi di apparire del colore (modes of color appearance). Si tratta dei vari modi in cui facciamo l’esperienza della sensazione del colore e del contesto nel quale il colore viene presentato.
I tre modi “oggetto”
I più comuni modi di apparire del colore sono quelli che vengono associati ad un oggetto. Per descrivere un colore che appare appartenere ad un oggetto si fa riferimento alle condizioni fisiche o psicofisiche che più comunemente causano l’esperienza di tale modo di apparire (“percepisco questo colore come proveniente da …”). Il modo di apparire è comunque determinato dall’impressione che lo stimolo provoca sull’osservatore, non dallo stimolo stesso.
Il colore può apparire associato rispettivamente ad un oggetto opaco (cioè che riflette la luce), trasparente (cioè che trasmette la luce) o autoluminoso (cioè che emette luce, dunque una sorgente luminosa).
Il modo superficie (surface mode) è il colore attribuito ad un corpo opaco che riflette la luce che lo illumina. Il colore in modo superficie appare sempre non isolato ed è il modo più comune nel quale viene percepito un colore nella vita di tutti i giorni. Esempi: una parete dipinta, un quadro, un foglio colorato, la copertina di un libro. Anche il colore su monitor appare quasi sempre in modo superficie (in determinate condizioni, che si verificano raramente, può apparire come oggetto autoluminoso).
Il modo volume (volume mode) è il colore percepito come derivante dal passaggio di luce attraverso la massa di una sostanza più o meno uniforme e trasparente o traslucida, non completamente opaca, per esempio un cubetto di ghiaccio, un bicchiere di vino o di pastis diluito nell’acqua. Appare sempre non isolato.
Il modo illuminante (illuminant mode) è il colore attribuito ad una sorgente luminosa. Di solito si percepisce così il colore di massima brillanza in una scena, se è molto più chiaro degli altri oggetti in modo da poter essere caratterizzato con il termine “ardente” (glow) nel senso che emette più luce di quanta ne riceve. Può essere una lampada, un faro, un LED, ma anche un oggetto illuminato da un faretto. Può apparire isolato (un faro nella notte, un singolo LED) o non isolato (le lampade di una piazza, le lampadine di un albero di Natale).
I due modi “non oggetto”
Gli ultimi due modi non vengono collegati ad alcun corpo od oggetto.
Il modo illuminazione (illumination mode) è il colore attribuito all’illuminazione prevalente della scena, che riempie lo spazio, piuttosto che agli oggetti presenti, i quali “mediano” il modo illuminazione riflettendo la luce e creando delle ombre. Non è possibile percepire in modo illuminazione un colore isolato. La percezione del colore in modo illuminazione ha interessato molti pittori che hanno cercato di riprodurlo (Caravaggio, Rembrandt, Pissarro, Monet).
Il modo apertura o modo riduzione (film o aperture mode) è il colore che viene percepito come sconnesso da un oggetto o un contesto. Il colore appare omogeneo e primo di microstruttura (texture). Il colore del cielo quando è uniforme, oppure del fondo di una grotta appare in apertura.
Una tecnica per percepire il colore in modo apertura consiste nell’utilizzare un cosiddetto schermo di riduzione (reduction screen), cioè un cartoncino nero con un foro di circa 1 cm di diametro. Il foro consente di osservare un oggetto mettendo a fuoco il bordo del foro e non l’oggetto, eliminando quindi l’eventuale microstruttura (texture) presente e l’effetto del contesto. I fotografi e i pittori ottengono lo stesso risultato chiudendo un po’ gli occhi, e in questo caso essere miopi è un vantaggio.
Se Rembrandt avesse dipinto un foglio di carta bianca sul tavolo dei filosofi in meditazione, lo avrebbe fatto giallo. Alla domanda: “di che colore è il foglio di carta?” risponderemmo “bianco” perché vedremmo il foglio in modo superficie e sappiamo che la “giallezza” è dovuta all’illuminazione. Se invece vedessimo il foglio attraverso uno schermo di riduzione lo vedremmo in modo apertura e diremmo che è giallo.
Il colore in apertura appare quasi sempre isolato, ma può apparire anche non isolato (diversi colori visti attraverso un’apertura, ma vicini tra di loro ed eventualmente su sfondo colorato). Il modo apertura è, in un certo senso, il modo più semplice in cui percepire il colore, perché gli elementi che sostengono l’interpretazione sono ridotti al minimo. Tutta la colorimetria di base è costruita sul colore visto in modo apertura.
Cambiamento di modo
In condizioni normali, il modo di apparire di un colore non varia: la superficie rimane superficie, il volume rimane volume, ma se le condizioni esterne cambiano, il modo di apparire può cam biare.
Da volume a superficie: un blocco di ghiaccio appare in modalità volume. Man mano che le bolle d’aria che contiene aumentano, diminuisce la trasparenza e il modo volume si trasforma in modo superficie.
Da superficie ad apertura: un colore percepito in modo superficie (perché vediamo la texture dell’oggetto) può cambiare in modo apertura se l’oggetto non viene più messo a fuoco (e dunque la microstruttura svanisce).
Da illuminazione a superficie: un’ombra gettata da un oggetto viene percepita come tale, cioè in modo illuminazione, fino a che la zona sfumata della penombra viene coperta da un tratto continuo e spesso: allora viene percepita come una macchia (esperimento di Hering dell’ombra cerchiata, ringed-shadow).
Letture
Mark D. Fairchild Color Appearance Models Wiley. Il paragrafo 7.3 “Modes of Viewing” tratta i vari modi di apparire del colore.
The Science of Color Crowell, 1953. I capitoli 4 “Psychological Concepts: Sensory Aspects of Color” e 5 “Psychological Concepts: Perceptual and Affective Aspects of Color” trattano dei modi di apparire del colore.
Ralph M. Evans The Perception of Color Wiley 1974. Il paragrafo “Stimulus Appearance Characteristics” a pag. 89 discute i modi di apparire del colore.