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Il blog di Mauro Boscarol sulla gestione digitale del colore dal 1998

Nella serie Sensazione e percezione del colore

Modi di apparire del colore

Oltre alla distinzione tra colore isolato e colore non isolato è necessario distinguere diversi modi di apparire (modes of color appearance) del colo­re.

Lo stimolo di colore può essere percepito e interpretato in vari modi e questi sono chiamati modi di vedere il colore (modes of viewing color) o modi di apparire del colore (modes of color appearance). Si tratta dei vari modi in cui facciamo l’esperienza della sensazione del colore e del contesto nel quale il colore viene presentato.


I tre modi “oggetto”

I più comuni modi di apparire del colore sono quelli che vengono associati ad un oggetto. Per descrivere un colore che appare appartenere ad un oggetto si fa riferi­mento alle condizioni fisiche o psicofisiche che più comunemente causano l’esperienza di tale modo di apparire (“percepisco questo colore co­me proveniente da …”). Il modo di ap­parire è comunque determinato dall’impressione che lo sti­molo provoca sull’osservatore, non dallo stimolo stesso.

Il colore può apparire associato rispettivamente ad un oggetto opaco (cioè che riflette la luce), tra­sparente (cioè che trasmette la luce) o autolumi­noso (cioè che emette luce, dunque una sorgente luminosa).

Il modo superficie (surface mode) è il colore attribuito ad un corpo opaco che ri­flette la luce che lo illumina. Il colore in modo superficie appare sempre non isolato ed è il mo­do più comune nel quale viene percepito un co­lore nella vita di tutti i giorni. Esempi: una pare­te dipinta, un quadro, un foglio colorato, la copertina di un libro. Anche il colore su mo­nitor appare quasi sempre in modo su­perficie (in determinate condizioni, che si verificano raramente, può apparire come oggetto autoluminoso).

 

Il modo volume (volume mode) è il colore perce­pito come derivante dal passaggio di luce attra­verso la massa di una sostanza più o meno uni­forme e trasparente o traslucida, non completamente opaca, per esempio un cubetto di ghiaccio, un bicchiere di vino o di pastis diluito nell’acqua. Appare sempre non isolato.

 

Il modo illuminante (illuminant mode) è il colo­re attribuito ad una sorgente lu­minosa. Di solito si percepisce così il colore di massima brillanza in una scena, se è molto più chiaro degli altri oggetti in modo da poter esse­re caratterizzato con il termine “ardente” (glow) nel senso che emette più luce di quanta ne rice­ve. Può essere una lampada, un faro, un LED, ma anche un oggetto illuminato da un faretto. Può apparire isolato (un faro nella notte, un singolo LED) o non isolato (le lampade di una piazza, le lampadine di un albero di Natale).


I due modi “non oggetto”

Gli ultimi due modi non vengono collegati ad al­cun corpo od oggetto.

Il modo illuminazione (illumination mode) è il colore attribuito all’illuminazione prevalente della scena, che riempie lo spazio, piuttosto che agli oggetti presenti, i quali “mediano” il modo illuminazione riflettendo la luce e creando del­le ombre. Non è possibile percepire in modo illuminazione un colore isolato. La per­cezione del colore in modo illuminazione ha in­teressato molti pittori che hanno cercato di riprodurlo (Caravaggio, Rembrandt, Pissarro, Monet).

 

Il modo apertura o modo riduzione (film o aperture mode) è il colore che viene percepito  come sconnesso da un oggetto o un contesto. Il colore appare omogeneo e primo di microstruttura (texture). Il colore del cielo quando è uniforme, oppure del fondo di una grotta appare in apertura.

Una tecnica per percepire il colore in modo apertura consiste nell’utilizzare un cosiddetto schermo di riduzione (reduction screen), cioè un cartoncino nero con un foro di circa 1 cm di dia­metro. Il foro consente di osservare un oggetto mettendo a fuoco il bordo del foro e non l’og­getto, eliminando quindi l’eventuale microstrut­tura (texture) presente e l’effetto del contesto. I fotografi e i pittori ottengono lo stesso risultato chiudendo un po’ gli occhi, e in questo caso es­sere miopi è un vantaggio.

Se Rembrandt avesse dipinto un foglio di carta bianca sul tavolo dei filosofi in meditazione, lo avrebbe fatto giallo. Alla domanda: “di che colo­re è il foglio di carta?” risponderemmo “bianco” perché vedremmo il foglio in modo superficie e sappiamo che la “giallezza” è dovuta all’illumi­nazione. Se invece vedessimo il foglio attraverso uno schermo di riduzione lo vedremmo in modo apertura e diremmo che è giallo.

Il colore in apertura appare quasi sempre isola­to, ma può apparire anche non isolato (diversi colori visti attraverso un’apertura, ma vicini tra di loro ed eventualmente su sfondo colorato). Il modo apertura è, in un certo senso, il modo più semplice in cui percepire il colore, perché gli ele­menti che sostengono l’interpretazione sono ri­dotti al minimo. Tutta la colorimetria di base è costruita sul colore visto in modo apertura.


Cambiamento di modo

In condizioni normali, il modo di apparire di un colore non varia: la superficie rimane superficie, il volume rimane volume, ma se le condizioni esterne cambiano, il modo di apparire può cam­ biare.

Da volume a superficie: un blocco di ghiaccio ap­pare in modalità volume. Man mano che le bol­le d’aria che contiene aumentano, diminuisce la trasparenza e il modo volume si trasforma in modo superficie.

Da superficie ad apertura: un colore percepito in modo superficie (perché vediamo la texture dell’oggetto) può cambiare in modo apertura se l’oggetto non viene più messo a fuoco (e dunque la microstruttura svanisce).

Da illuminazione a superficie: un’ombra gettata da un oggetto viene percepita come tale, cioè in modo illuminazione, fino a che la zona sfumata della penombra viene coperta da un tratto con­tinuo e spesso: allora viene percepita come una macchia (esperimento di Hering dell’om­bra cerchiata, ringed-shadow).


Letture

Mark D. Fairchild Color Appearance Models Wiley. Il paragrafo 7.3 “Modes of Viewing” tratta i vari modi di apparire del colore.

The Science of Color Crowell, 1953. I capitoli 4 “Psychological Concepts: Sensory Aspects of Color” e 5 “Psychological Concepts: Perceptual and Affective Aspects of Color” trattano dei modi di apparire del colore.

Ralph M. Evans The Perception of Color Wiley 1974.  Il paragrafo “Stimulus Appearance Characteristics” a pag. 89 discute i modi di apparire del colore.

 

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Mauro Boscarol

18/2/2011 alle 15:51

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