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Storia del colore magenta

Nasce l’industria europea dei coloranti sintetici

Il 1856 è l’anno di nascita dell’industria dei coloranti artificiali, lo spartiacque tra sostanze coloranti naturali e sostanze coloranti sintetiche.

Nel 1857 viene fondata la Perkin & Sons (lo scopritore era il figlio) che aveva il brevetto per la mauveine, il colorante che produceva il colore malva (ma si chiamerà così solo dalla primavera del 1859). La mauveine fu il primo colorante sintetico all’anilina, che da quel momento venne prodotta industrialmente.

Perkin non dà in licenza il brevetto ad altre ditte in Gran Bretagna, e ciò significa che i nuovi progressi vengono fatti altrove, dove la scoperta non è protetta da brevetto.

I tintori di Lione, in Francia, che erano specializzati per la seta, esperimentano il nuovo colorante sintetico e producono, come altre ditte francesi, il viola di anilina (cioè la mauveine) in grande quantità a partire dalla fine del 1858. Lo stesso fanno alcune ditte tedesche. Il nuovo colore si diffonde nei centri della moda europea.

Nel 1859 viene scoperto e prodotto (a partire da maggio) un secondo colorante all’anilina, la fuchsine, nella fabbrica Renard Frères a Lione. Lo scopritore è Françoise Emmanuel Verguin, che lavora per la Renard Frères.

Nel 1860 in Inghilterra Edward Chambers Nicholson scopre un metodo migliore per ottenere la fuchsine e con la sua società Simpson, Maule & Nicholson produce  fuchsine ma lo commercializza con il nome roseine.

Nello stesso periodo Henry Medlock descrive altri processi simili per produrre fuchsine utilizzando acido arsenico come agente ossidante e brevetta il processo. Il litigio per il brevetto causa la caduta del prezzo della fuchsine.

Nel 1864 nasce in Francia la Societé La Fuchsine, fondata per unire Renard Freres & Franc e Fayolle & Cie, produttori di coloranti sintetici. Ottiene brevetti importanti, spinge altri produttori fuori dal mercato francese e monopolizza il mercato francese. Diventa la seconda più grande ditta del mondo, con 400 dipendenti.

L’industria dei coloranti sintetici comincia quasi contemporaneamente in diversi paesi: Gran Bretagna (1857), Francia (1858), Germania (1858) e Svizzera (1859).

L’industria dei coloranti cresce enormemente in Germania, dove i pionieri furono i precursori di BASF, Bayer, AGFA, e Hoechst, ed anche in Svizzera, negli stabilimenti di Geigy, CIBA, e Sandoz.

I chimici tedeschi premevano per un sistema di brevetti che proteggesse le invenzioni chimiche, poi introdotto nel 1877. Durante gli anni 70 e 80 dell’Ottocento vennero scoperti molti coloranti basati sull’anilina. Alla fine degli anni 80, Caro progettò il laboratorio centrale di ricerca della BASF, precursore di tutti i principali laboratori di ricerca nelle industrie di tipo scientifico. Nel 1897 BASF e Hoechst producono indigo sintetico in scala industriale.

Tra il suo inizio nel 1857 e il 1914, l’industra dei coloranti sintetici cresce enormemente a causa di un continuo flusso di coloranti sintetici nuovi e più economici che all’inizio della I guerra mondiale hanno  praticamente sostituito tutti i coloranti naturali. Per i primi 8 anni, fino alla metà degli anni 60 dell’Ottocento, Gran Bretagna e Francia era i leader del mercato. Ma nella seconda metà degli anni 60 le ditte tedesche producevano il 50% della produzione mondiale. Attorno al 1970 la percentuale della Germania sala al 75%, dove rimane, con piccole fluttuazioni, fino alla prima guerra mondiale.

Se si tiene conto anche degli stabilimenti tedeschi in paesi stranieri, la quota di mercato della Germania sale al 90%. La Svizzera rimane il principale concorrente con circa il 7% del mercato globale (Thissen 1922).

Le ditte britanniche e francesi inizialmente dominarono l’industria dei coloranti sintetici a causa dei brevetti. Ma poi queste ditte non riuscirono a sviluppare capacità superiori nella produzione, nel marketing e nel management e persero la loro posizione di leadership proprio perché i brevetti inizialmente li avevano protetti dalla competizione.

D’altra parte le ditte tedesche e svizzere non potevano avere brevetti nei loro mercati nazionali e solo le ditte che sviluppavano capacità superiori sopravvivevano il competitivo mercato nazionale.

Quando i primi brevetti francesi e britannici vennero a scadere, le principali ditte tedesche e svizzere entrarono nei mercati britannici e francesi conquistando grandi quote di vendite a spese dei leader precedenti.

 

Mauro Boscarol

27/3/2009 alle 13:36