Nella serie Introduzione alla gestione digitale del colore
Intenti colorimetrici: assoluto, relativo e compensazione nero
Ci sono tre varianti nella famiglia degli intenti di rendering colorimetrici:
- colorimetrico assoluto;
- colorimetrico relativo;
- colorimetrico relativo con compensazione del punto nero (BPC, black point compensation).
Quello che abbiamo visto nel precedente post sugli intenti colorimetrici, è l’intento di rendering colorimetrico assoluto.
Una seconda variante è il colorimetrico relativo che ha la caratteristica di riprodurre il bianco del gamut di origine con il bianco del gamut di destinazione. Naturalmente se i due bianchi (quello di origine e quello di destinazione) sono uguali, cioè hanno le stesse specifiche colorimetriche, i due intenti (assoluto e relativo) si comportano alla stessa maniera. Se invece i due bianchi sono diversi, i risultati sono diversi.
Per implementare l’intento di rendering colorimetrico relativo, le tabelle di trasformazione diretta e inversa devono essere modificate. Quella diretta è modificata in modo che il bianco di periferica (R=G=B=255 oppure C=M=Y=K=0) sia portato sul bianco colorimetrico prestabilito (nello standard ICC è D50). Quella inversa viene modificata in modo che il bianco colorimetrico prestabilito sia portato sul bianco di periferica (R=G=B=255 oppure C=M=Y=K=0).
Per esempio, la carta di un quotidiano è di un bianco abbastanza diverso dal bianco di un monitor. Il bianco del quotidiano è più scuro e forse un po’ più rossastro rispetto a quello del monitor. Se per la riproduzione a monitor della pagina di un quotidiano si usa l’intento colorimetrico assoluto, il colore della carta viene riprodotto esattamente come è, e si vede (qui sotto a sinistra). Se invece si usa il colorimetrico relativo, il colore della carta viene riprodotto con il bianco del monitor (qui sotto a destra).
L’intento colorimetrico relativo porta il bianco della carta nel bianco del monitor. In questa operazione “trascina” anche tutti i colori proporzionalmente. Il nero assoluto rimane lo stesso, ma il nero del titolo del quotidiano, qui sopra, non è un nero assoluto (che non esiste in pratica) e quindi subisce anch’esso, in misura ridotta, la sorte degli altri colori, cioè diventa un po’ più chiaro. Questo si può notare nelle due immagini qui sopra: già il nero a sinistra è abbastanza chiaro (perché l’inchiostro di stampa su carta di quotidiano dà quel risultato), ma il nero a destra è ancora un po’ più chiaro.
È stata allora studiata una terza variante dell’intento di rendering colorimetrico, che è indicato con il nome lunghissimo di intento colorimetrico relativo con compensazione del punto nero. Questo intento porta il nero dell’immagine sul massimo nero riproducibile sulla periferica di destinazione. Il quotidiano riprodotto su monitor diventa così, con questa terza variante:
I due intenti di rendering colorimetrico assoluto e colorimetrico relativo sono “standard” mentre il terzo, con la compensazione del punto nero, non è standard, nel senso che ci sono diversi algoritmi per portare il nero su nero e nel senso che non è supportato da tutte le applicazioni.
Infine un appunto teminologico: in alcune vecchie applicazioni l’intento colorimetrico relativo viene chiamato grafica (graphics) o logo o prova (proof, proofing), mentre quello assoluto viene chiamato semplicemente colorimetrico o prova (proof, proofing) o corrispondenza (match).
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