Nella serie Introduzione alla gestione digitale del colore
Intenti di rendering colorimetrici
Il più semplice effetto che possiamo richiedere è il seguente: visto che alcuni colori sono riproducibili e altri no, chiediamo di riprodurre i primi esattamente come sono; per quanto riguarda i colori non riproducibili, chiediamo che vengano approssimati al colore più “vicino” (senza specificare meglio cosa questa parola possa significare).
Questo intento di rendering è detto colorimetrico (in realtà si tratta di una famiglia di intenti composta da alcune varianti che vediamo in un prossimo post).
Poiché una conversione di colore è fatta di due parti:
- trasformazione da numeri di origine a dati colorimetrici (mediante la tabella diretta);
- trasformazione da dati colorimetrici a numeri di destinazione (mediante la tabella inversa);
la tabella inversa di destinazione dovrà essere completata con tutti i colori fuori gamut e i corrispettivi numeri “più vicini”:
L’intento di rendering colorimetrico consiste nello stampare esattamente i colori stampabili (che probabilmente sono la stragrande maggioranza) e di approssimare gli altri (questa operazione è detta clipping).
Qui sotto c’è un movie QuickTime che indica come funziona il rendering colorimetrico. Il movie è stato realizzato a suo tempo da Pictographics International. Altre informazioni forse si trovano ancora nel settore download del sito di Pictographics International.
[qt:http://www.boscarol.com/blog/wp-content/uploads/2008/08/colorimetrico.mov 441 241]
Nel movie, il gamut grande, bianco, è quello di origine; il gamut piccolo, blu, è quello di destinazione. I puntini sono i colori. Si noti che i colori in gamut (dentro il gamut blu) restano fissi, mentre i colori fuori gamut vengono portati al bordo del gamut di destinazione (ciò significa che vengono desaturati ed eventualmente schiariti o scuriti).
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