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Il blog di Mauro Boscarol sulla gestione digitale del colore dal 1998

Nella serie Introduzione alla gestione digitale del colore

Uso del grigio per spiegare i diversi intenti di rendering

Per capire ancora meglio il funzionamento dei vari intenti di rendering, limitiamoci alla resa del grigio in una stampante CMYK. I grafici sono fatti con ColorThink di Chromix.

La resa del grigio colorimetricamente ideale, se esistesse, sarebbe quella indicata dalla linea viola qui sotto:

Nell’ascissa (la base del diagramma) c’è la L* (la chiarezza) richiesta, L* = 100 significa bianco, L* = 0 significa nero. Quindi si va dal bianco al nero andando da sinistra a destra.

Nell’ordinata (la parte sinistra del diagramma) c’è la L* (chiarezza) ottenuta cioè prevista dal profilo. Qui si va dal bianco al nero andando dal basso verso l’alto.

In una situazione ideale (che non esiste) ottengo esattamente quello che chiedo, e ciò è rappresentato dalla linea viola qui sopra.

Poiché in pratica l’ideale non esiste, devo utilizzare uno dei quattro intenti di rendering. Quello che si avvicina di più all’ideale è il colorimetrico assoluto, la cui curva dei grigi è questa (in viola):

La parte centrale della curva è uguale a quella ideale, ma le parti estreme (verso il bianco e verso il nero) sono piatte.

La parte piatta verso il bianco (in alto a sinistra) dice che non si può ottenere un bianco più bianco della carta, questo è ovvio e dipende solo dalla carta.

La parte piatta verso il nero (in basso a destra) dice che (per questa combinazione macchina+inchiostri+carta) esiste un massimo nero ottenibile e che sotto questo nero non si può scendere. Questo dipende sia dagli inchiostri sia dalla carta.

In definitiva, con l’intento colorimetrico assoluto, la parte centrale dell’asse dei grigi viene riprodotta in modo colorimetricamente corretto, mentre le parti estreme vengono riprodotte sbagliate, portandole al loro limite.

Proviamo adesso a vedere cosa succede con il colorimetrico relativo. Il grafico della resa dei grigi è questo (in viola):

Dalla parte del nero (a destra) è rimasto tutto uguale (o quasi). Dalla parte del bianco ( a sinistra la curva non fa più il gradino ma viene portata direttamente su bianco disponibile (quella della carta).

Questa è esattamente la definizione di colorimetrico relativo: riprodurre il bianco di origine con il bianco di destinazione, e lasciare invariato il nero.

A questo punto la curva non è più colorimetricamente corretta, cioè in nessun punto è uguale a quella ideale, ma il bianco viene reso con il bianco e questo può essere un effetto psicologicamente gradevole (anche se colorimetricamente non corretto). C’è un esempio nel prossimo post Intenti colorimetrici: assoluto, relativo e compensazione nero.

Infine abbiamo l’intento percettivo (che è quasi sempre uguale a quello saturazione) e il grafico della resa dei grigi in tal caso è questo (in viola):

L’intento percettivo, per definizione, non tiene conto della corrispondenza colorimetrica, ma si preoccupa di rendere il colore (il grigio in questo caso) senza strappi, senza gradini. Infatti vediamo che parte dal massimo nero ottenibile e arriva al bianco della carta in modo smooth, regolare, liscio.

La leggera curva è stata imposta dal creatore del profilo, che sull’intento percettivo ha ampia libertà di progetto.

 

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Mauro Boscarol

22/8/2008 alle 01:03

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