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Il blog di Mauro Boscarol sulla gestione digitale del colore dal 1998

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Calibrare e profilare un monitor

Calibrare e profilare il monitor con i1Pro (hw) + i1Profiler (sw)

Per le informazioni generali su i1Profiler vedere X-Rite  i1Profiler.

Dopo aver installato il software (uso la versione per Mac OS X), collegato i1Pro, disattivato lo screen saver e il risparmio di energia, lasciato il monitor acceso per mezz’ora, si può lanciare il programma, che si apre nella lingua del sistema operativo: qui sotto in italiano, più sotto ancora in inglese (che preferisco).

Il software non ha menù né preferenze, si fa tutto tramite interfaccia.

Nella zona grigia di destra, nella prima riga si può decidere se usare il software in modalità base o avanzata. Qui lo uso in modalità avanzata.

Nella barra nera di sinistra sono elencati i tre tipi di periferiche che si possono profilare: monitor, proiettore, stampante.

Per quanto riguarda il monitor, sotto l’icona del monitor stesso ci sono due opzioni: (a) profilare e (b) CQ che significa “controllo qualità”, cioè il validatore del profilo. Per iniziare la profilatura del monitor clicco su “Profilatura display”.

Appare questa schermata:

Se al computer sono collegati due monitor, appaiono anche le icone dei due monitor, come indicato qui sotto, e si clicca sul monitor che si vuole calibrare e profilare. La finestra di i1Profiler si sposta sul monitor indicato e si procede da lì:

Il monitor che voglio profilare è un Apple Cinema HP, un monitor LCD  in cui l’unica cosa che si può regolare è la retroilluminazione. Probabilmente il software si accorge che non ci sono impostazioni particolari e non mi fa troppe domande.

Nella zona grigia a sinistra e anche in basso a destra sono elencati i passi necessari per creare il profilo:

  1. Impostazioni schermo, cioè indicazione del bianco (cromaticità e luminanza) e del contrasto su cui si vuole calibrare il monitor;
  2. Impostazioni profilo (cioè versione del profilo ICC che si vuole creare, più altri dettagli)
  3. Misurazione (cioè caratterizzazione del monitor con un certo numero di colori)
  4. Profilo ICC (cioè creazione del profilo)

Questi passi sono chiamati “workflow” nel loro complesso, e si possono salvare. Si può salvare l’intero workflow (cioè tutti i passi, in un file con suffisso .dwxf) oppure ogni singolo passo.

In basso a destra alcuni passi hanno il punto di domanda. Questi sono i passi che devono essere necessariamente effettuati e che non sono stati ancora fatti. Gli altri possono anche essere fatti con le impostazioni presenti; se invece si vogliono modificare si possono modificare.


Passo 1: calibrazione, cioè impostazioni dello schermo

Allora inizio con il primo passo, cioè le impostazioni dello schermo. Le impostazioni dello schermo sono, per questa applicazione, tre, e precisamente:

  1. Punto bianco (cioè cromaticità del bianco)
  2. Luminanza (cioè intensità del bianco)
  3. Proporzione di contrasto (contrast ratio: sarebbe stato meglio tradurre “rapporto di contrasto”)

Per quanto riguarda il punto bianco (cioè la cromaticità della luce che deve essere visualizzata quando al monitor arrivano i segnali RGB = 255 255 255) i1Profiler propone un menù con diverse scelte:

Ci sono i classici bianchi D50, D55, D65 (che io preferisco), D75. Poi c’è “originale” che significa in realtà “nativo”, cioè viene mantenuto il bianco già presente.

Se si sceglie “Temperatura luce del giorno” si può selezionare una temperatura colore da 5000 K a 9300 K con uno slider (però “temperatura luce del giorno” e “temperatura di colore” in kelvin non è proprio la stessa cosa, qui c’è qualche errore nell’interfaccia):

Se si sceglie “xy” si possono dare le coordinate di cromaticità del bianco desiderato (nel caso si conoscessero). Spostando i due cursori si sposta anche il segno bianco nel diagramma delle cromaticità raffigurato a destra, nella schermata di i1Profiler.

Se si sceglie “Salvato” si può andare a recuperare le coordinate di cromaticità del bianco di un “passo” salvato in precedenza (con la funzione “Misura” qui sotto). Nel menù appaiono tutte le misure salvate in precedenza (con suffisso .axf).

Se si sceglie “Misura” si può misurare un bianco a scelta tra questi: (a) la luce ambiente (ambient light), (b) un secondo monitor (second display) collegato allo stesso computer, (c) un foglio illuminato in una cabina di visualizzazione (paper in booth).

La seconda impostazioni da comunicare al i1Profiler è la luminanza del bianco dello schermo (cioè l’intensità della luce che deve essere visualizzata quando al monitor arrivano i segnali RGB = 255 255 255). La regolazione della luminanza è particolarmente importante se si devono calibrare monitor diversi (per tentare di renderli uguali).

Anche in questo caso ci sono diverse scelte, analoghe a quelle per il punto bianco:

La misura della luminanza è in candele al metro quadrato. 80, 100, 120, 250, sono valori tipici. Originale significa “nativa”, cioè viene mantenuta la luminanza già presente.

Se si sceglie “Personalizzata” si può impostare una luminanza a piacere tra 80 e 250 cd/m2.

Se si sceglie “Salvato” si può andare a recuperare la luminanza del bianco di un “passo” salvato in precedenza (con la funzione “Misura” qui sotto). Nel menù appaiono tutte le misure salvate in precedenza (con suffisso .axf).

Se si sceglie “Misura” si può misurare un bianco a scelta tra questi: (a) la luce ambiente (ambient light), (b) un secondo monitor (second display) collegato allo stesso computer, (c) un foglio illuminato in una cabina di visualizzazione (paper in booth).

Infine c’è anche la possibilità di impostare la luminanza del bianco precedentemente misurato

Il terzo passo delle impostazioni dello schermo è il rapporto di contrasto (tradotto “proporzione di contrasto”) che è l’intervallo dinamico.

Il rapporto di contrasto di un monitor è il rapporto tra la massima luminanza e la minima luminanza del monitor, cioè la luminanza del bianco (R=G=B=255) e quella del nero (R=G=B=0). Se per esempio la luminanza del bianco è 300 cd/m2 e quella del nero è 0,5 cd/m2, il rapporto di contrasto è 300 / 0.5, cioè 600, oppure 1: 600 come talvolta viene scritto. Maggiore è il contrasto di un monitor, maggiore è l’intervallo tra il bianco e il nero.

Ci sono quattro possibilità:

Nativo significa “lascia come è”.

Il contrasto personalizzato si può regolare da 10 a 1000:

Poi ce ne sono altri due un po’ più strani.

I monitor moderni hanno tipicamente un contrasto molto elevato, anche 1:1000 o 1:2000. Invece il contrasto ottenibile con una stampante (rapporto tra il bianco della carta e il più scuro nero stampabile) può arrivare a 1:300 con carta glossy e a 1:200 con carta matte.

Quando si lavora sia con il monitor che con la stampante è meglio impostare il rapporto di contrasto del monitor ad un valore simile a quello della stampante. È vero che la stessa cosa si può fare con il soft proof di Photoshop, ma questo richiede appunto Photoshop e non è così “generale”. Meglio impostare il contrasto nel profilo del monitor.

La regolazione del contrasto è utile anche se si devono calibrare monitor diversi (per tentare di renderli uguali).

A questo punto abbiamo impostato i valori a cui desideriamo calibrare il monitor.


Passo 2: impostazioni del profilo

Adesso passiamo al secondo passo, cioè Impostazioni profilo. Qui le impostazioni da dare sono tre, precisamente:

  1. Adattamento cromatico (cioè la formula da usare per calcolare l’intento colorimetrico relativo a partire da quello assoluto)
  2. Versione del profilo ICC (2 o 4; la versione 1 era quella degli obsoleti profili ColorSync, la versione 3 non è mai esistita)
  3. Curva di risposta tonalità (che avrei tradotto “curva di risposta tonale” o semplicemente “gamma”)

Per quanto riguarda la formula di adattamento cromatico ne sono disponibili quattro:

Va ricordato che la formula entra in azione per il calcolo dell’intento di rendering colorimetrico relativo solo se il bianco è diverso da D50. La prima è la classica formula di Bradford usata già da anni, le altre sono relativamente nuove e richiedono un po’ di sperimentazione. La vecchia formula di von Kries, presente in molti software precedenti,  è scomparsa.

Per quanto riguarda la versione del profilo, quella da scegliere dipende dai sistemi e dalle applicazioni usate. Per esempio Windows NT supporta solo la versione 2, come Firefox. Altri sistemi/applicazioni supportano anche la 4.

Infine per la curva di risposta tonale, sono disponibili solo queste (io preferisco 2.2). Notare che non è possibile selezionare il gamma nativo:


Passo 3: caratterizzazione, cioè misurazione dei colori su monitor

Finite le impostazioni possiamo passare alla terza fase che è quella di misurazione (che sarebbe meglio chiamare caratterizzazione del monitor). Qui i passi da fare sono

  1. calibrare lo spettrofotometro sul nero;
  2. impostare l’hardware del display se eventualmente è in grado di rispondere direttamente al software;
  3. eseguire la caratterizzazione, cioè la misura delle tacche.

Questa è la finestrella che controlla lo strumento rispettivamente quando non è collegato, quando non è calibrato e quando è calibrato:

C’è il nome dello strumento (i1Pro). CAL significa che è calibrato.

XRGA (X-Rite Graphics Art) è uno standard per la misurazione descritto in questa pagina del sito X-Rite.

E infine queste sono le impostazioni per l’hardware (luminosità e contrasto) del monitor:

Controllo automatico del display (ADC, Automatic Display Control) è un sistema di X-Rite per controllare e regolare le impostazioni del monitor (luminosità, contrasto, punto bianco) automaticamente. Questo controllo è attivabile solo se nelle Impostazione schermo abbiamo impostato il punto bianco e la luminanza entrambi su valori non nativi. Se invece almeno uno di questi due valori è nativo, ADC diventa grigio e non è impostabile. In altre parole se il bianco oppure la luminanza sono native, ADC rimane disattivato e non modificabile.

Su alcuni computer ADC viene eseguito mediante il protocollo DDC, su altri si utilizzano altri protocolli. Se il monitor non è compatibile con ADC, l’utente viene condotto ad operare le modifiche di luminosità, contrasto e punto bianco manualmente.

Il controllo Regola luminosità e contrasto manualmente (Adjust brightness and contrast manually) se attivato disattiva il precedente controllo ADC e la regolazione dell’hardware va fatta a mano seguendo le istruzioni a video e agendo sui controlli OSD (on screen display).


Passo3: profilazione, cioè creazione e installazione del profilo ICC

L’ultima fase è quella della creazione del profilo ICC del monitor.

Qui fa tutto il software. Dobbiamo solo indicare il nome del profilo e la cartella di salvataggio.

Alla fine possiamo vedere:

• il gamut del monitor in Lab, in tridimensionale, ruotabile e spostabile (un po’ piccolo per la verità); questo grafico 3D è visualizzato mediante OpenGL, che quindi deve essere supportato dalla scheda video:

• le correzioni apportate alle LUT della scheda video (che corrispondono a quelle riportate nel tag vcgt del profilo):

• e c’è anche un prima-dopo, con diverse immagini

Il profilo creato è versione 4.2 (60 Kbyte) oppure 2.1 (10 Kbyte, secondo le preferenze impostate) da RGB a XYZ a matrice. Contiene i dati di caratterizzazione in formato CxF.

Riassunto del workflow di profilazione monitor

  1. Calibrazione, cioè impostazioni dello schermo
    1. colore del bianco
    2. luminanza del bianco
    3. rapporto di contrasto
  2. Impostazioni profilo
    1. adattamento cromatico
    2. versione profilo
    3. curva di risposta tonale o gamma
  3. Caratterizzazione, cioè misura dello schermo
    1. calibrazione strumento
    2. impostazione hardware monitor
    3. misura
  4. Profilazione, cioè creazione, installazione, attivazione del profilo
    1. nome
    2. cartella di salvataggio

Tutti i dati del workflow di profilazione si possono salvare e richiamare con le due icone in basso a destra, nella finestra di i1Profiler

Le impostazioni di workflow vengono salvate (su Mac) in questa cartella, in un file XML con suffisso .dwxf

Su Windows 7 invece di Macintosh HD > Library > Application Support eccetera i dati vengono salvati in C:\ProgramData eccetera.

Anche ogni singolo passo del workflow può essere salvato con i pulsanti raffigurati qui sotto

E in questo caso le impostazioni vengono salvate (su Mac) in questa cartella, in un file XML con suffisso .dpxf

Su Windows 7 invece di Macintosh HD > Library > Application Support eccetera i dati vengono salvati in C:\ProgramData eccetera.

E anche alcune singole impostazioni di un passo di workflow possono essere salvate. Per esempio il punto bianco misurato si salva con il pulsante Salva come… della finestra di misura

e si apre questa minifinestra di salvataggio che probabilmente salva il dato in una posizione dell’applicazione.

Tutti questi salvataggi di workflow si trovano nello spazio grigio a sinistra (quello che diventa Help se si clicca sul ?):

Questi “assets” (sciaguratamente tradotti “attività”) si possono trascinare sulle icone, in basso a destra, che rappresentano i vari passi di ogni workflow. Oppure si può fare doppio clic per arrivare allo stesso risultato.

Tutti questi preset hanno suffissi vari: dpfx, dpsf, dmxf, dwxf, txf, sxf, pwxf, pxf, oxf, axf, cxf e txt.

 

Mauro Boscarol

27/4/2011 alle 19:22